venerdì 30 gennaio 2009

BRITISH WORKERS


Quando nel 1869, il canale di Suez venne aperto, ci fu una rivoluzione nel trasporto navale da e per l'Asia. La massonica Inghilterra aveva da tempo intravisto l'importanza di avere sotto controllo il traffico marittimo nel Mediterraneo, colonizzando da prima Gibilterra e poi Malta, ma il vero obbiettivo non erano i due piccolissimi ma strategici territori, il loro vero obbiettivo, era la conquesta economica del Regno delle Due Sicilie.

Oltre al controllo dei traffici marittimi, cosa portava gli interessi anglo-massoni a concentrarsi sulla caduta dei Borbone?

Oltre alla crescente “simpatia” dell'impero russo per la vivacità economica delle Due Sicilie ed alla famiglia regnante, è bene ricordare che la Sicilia in piena rivoluzione industriale, copriva con i suoi giacimenti il 90% della produzione mondiale di ZOLFO, e poco prima dell'invasione piemontese i Borbone gli tolsero la gestione dei giacimenti.

Ma fu proprio la presenza a Marsala degli inglesi, proprietari di grandi vitigni nella zona, che consentì lo sbarco dei mille, finanziati proprio dai massoni inglesi, e di lì l'invasione del Regno delle due Sicilie e la caduta dello Stato Pontificio, quest'ultimo protagonista dell'annoso conflitto Massoneria-Chiesa.

Questo schematico riepilogo di un disastro vecchio di appena 148 anni, mi riporta ad oggi, con società inglesi presenti ancora in tutto il nostro territorio, compagnie assicurative che si fregano i nostri soldi, la falsa moda che irrompe con la loro volgarità nei nostri negozi, petrolieri che vengono ad inquinare le nostre terre, si sono imposti come lingua ufficiale internazionale, nonostante sia una delle meno parlate nel mondo, loro che hanno infuso la mentalità esterofila a milioni di persone per trarne vantaggi, una famiglia reale che cade a pezzi e nulla ha da trasmettere ai suoi sudditi se non falsità, tradimenti, violenza, microcriminalità e non ultimo il razzismo mostrato dal principino nei confronti del popolo arabo.

Proprio questo sentimento è meglio diffuso nel popolo inglese, che ti guarda di traverso quando tu, turista fai da te, nel chiedere informazioni sbagli una parola, o come ultima notizia ascoltata al notiziario di oggi 30 gennaio.

Una cittadina protesta per l'arrivo di una impresa italiana vincitrice di un appalto per l'ampliamento di una raffineria dei francesi della TOTAL, la presenza di operai italiani (circa 300) che sono dipendenti della società hanno fatto infuriare i disoccupati inglesi, che si sono visti fregare una buona opportunità di lavoro.

La protesta contro l'arrivo di operai italiani sul sito della raffineria Lindsey Oil, nell'est dell'Inghilterra, si estende a macchia d'olio in tutto il Regno Unito.

All'origine della protesta un appalto di 220 milioni di Euro dato dai francesi ad italiani e portoghesi, e subito Lincolnshire le proteste si sono estese in Scozia Galles ed in altre regione dell'inghilterra.

Ma come proprio loro che hanno lottato per la libera circolazione dell'economia all'interno dell'Europa.

Anzi come dicevo prima, la rabbia dei disoccupati inglesi, è degenerata nel loro sentimento più ricorrente, xenofobia.

Arrivati ad un certo punto, dopo che hanno diffuso il peggior virus massonico nel mondo, era difficile che, benché si definiscono fratelli, non vi si ritorcesse contro nel momento del bisogno.

La decantata crisi economica mondiale ha avuto certamente il primo effetto, si sono rotti gli equilibri, quella che ieri era una superpotenza protetta dalla stabilità della propria moneta, oggi vede diminuire la differenza di valore con la divisa europea, si cerca di correre ai ripari con commesse affidate ad imprese più economiche, e quindi straniere, ma il popolo tanto fiero di sentirsi ENGLISH, è pronto per tutto questo?

Un paese sempre dominante, che sta per crollare sulla pochezza del loro potere, come si confronterà con la prossima invasione economica che sconvolgerà il modo di esistere degli ENGLISH?

Con tutta probabilità uno dei paesi danneggiati dal potere massonico nel 1860, sta gongolando... e non per forza l'ex Regno delle Due Sicilie.

Nello Esposito



lunedì 26 gennaio 2009

ELEAML - COMUNICATO STAMPA DEL 25/01/2009

In attesa di una edizione cartacea Nicola Zitara ha deciso di mettere
a disposizione del popolo della rete la stesura definitva della sua opera.
Si tratta di una lettura ostica, come la definisce egli stesso, ma noi
invitiamo i giovani del Sud a leggersela e magari a contattare Zitara
per chiedere chiarimenti in merito a quanto affermato nel suo testo:
Il Ri-sorgimento toscopadano: una spinta dal basso in l'alto
Alle radici del capitalismo toscopadano
Questo è il link
http://www.eleaml.org/nicola/risorgimento/2009_nz_Ri-sorgimento_toscopadano.html
alla pagina dalla quale potrete scaricare la premessa
e i tredici capitoli che compongono l'opera completa.

Mino Errico - www.eleaml.org

giovedì 22 gennaio 2009

CHIESA NEL SUD, CHIESA DEL SUD



Di
PIETRO TRECCAGNOLI
La Chiesa del Sud scende in campo. Lo fa a modo suo, vent’anni dopo il documento della Cei su «Chiesa italiana e Mezzogiorno», affrontando di petto la questione meridionale, alla luce di due decenni che sono stati cruciali e, inutile nasconderlo, di decadenza. A chiamare a raccolta le «divisioni» del papa è ancora una volta il cardinale Crescenzio Sepe che per il 12 e il 13 febbraio radunerà a Napoli tutti i vescovi meridionali in un convegno che si terrà all’hotel Tiberio (a Gianturco), intitolato « Chiesa nel Sud, Chiese del Sud ». Relazioni di ecclesiastici e di laici, arcivescovi e docenti universitari, che concluderanno un lavoro al quale si sono già dedicati da tempo i rappresentanti delle cinque conferenze episcopali regionali del Mezzogiorno. Alla fine dei lavori gli atti saranno inviati alla Cei ed entro la fine del 2009 sarà stilato un documento. «L’azione della Chiesa, incentrata sulla carità» ha spiegato Sepe, alla conferenza di presentazione, ieri mattina, in Curia «non vuole supplire le mancanze delle istituzioni pubbliche, ma dispiegare la sua missione pastorale perché la Chiesa si occupa dell’uomo e intende riformarlo, per fargli prendere coscienza». Una missione pastorale, ma che intende lasciare un segno politico, come già fece vent’anni fa il documento Cei che definì la questione meridionale una questione morale, e non era ancora scoppiata Tangentopoli. Come sempre le parole dei prelati sono sfumate. Necessariamente. Anche se il vicario per la cultura Adolfo Russo ha precisato che «il convegno non è un messaggio ai politici perché la Chiesa vuole formare la coscienza dei cittadini». Ha lanciato comunque un suo messaggio ripetendo le parole di don Luigi Sturzo: «Servire lo Stato, non servirsi dello Stato». A buon intenditor. Dal canto suo Sepe ha ribadito: «La Chiesa compie la propria missione perché ha occhi per vedere e orecchie per sentire e la sua missione, ma non pretendiamo di offrire soluzioni tecniche o politiche, vogliamo piuttosto ribadire che occorre recuperare, nel rispetto del ruolo di ognuno, i valori dell’etica e della responsabilità». Giuseppe Acocella, invece, è stato netto: «C’è l’assoluta indifferenza per il Sud da parte di dovrebbe occuparsene seriamente. Occorre individuare chi, per il proprio interesse, ostacola il bene comune». I nodi sono storici. «Si torna a parlare della questione meridionale» ha aggiunto il cardinale «perché la si immaginava superata, invece è solo diventato un problema nazionale, con la nascita di una questione settentrionale». Le parole chiave sono lavoro ed etica: «Va sottolineata la necessità di un’assunzione di responsabilità morale e soprattutto si deve intervenire per l’occupazione, aiutando i giovani, le donne, le famiglie». Una discesa in campo per «un’analisi profonda, seria e oggettiva» mette naturalmente in relazione la Chiesa, con tutte le sue articolazioni, agli altri protagonisti della società. Detto in parole povere: la politica deve tornare a occuparsi della gente.
Fonte "Il Mattino"

mercoledì 21 gennaio 2009

Castellammare esempio negativo

Riporto di seguito la lettera che il Sindaco Vozza, ha scritto in risposta all'articolo sulla stampa padana, dove Castellammare di Stabia era usata come paragone negativo in merito a spreco di denaro pubblico in consulenze esterne.
Non voglio entrare nella polemica politica, ma semplicemente sottolineare che lì, in padania sono pieni di esempi negativi, Torino, Milano, Venezia ecc. eppure si impegnano a propagandare ancora l'arretratezza ed il disagio del Sud.
Ma se il Sud è stato già nel 1860 vittima di un invasione scaturita proprio dalle falsità che la stampa dell'epoca diffondeva, perchè ancora oggi si ostinano a parlarne male? hanno in mente ancora un altro genocidio?

La lettera:

Castellammare, padani invitati dal sindaco Vozza (a sue spese)

Il gesto d'ospitalità dopo una polemica sulla trasparenza

Balàbi - La nostra intervista sulla “questione consulenze” alla capogruppo consiliare leghista di Ballabio, più unico che raro comune della valsassina lecchese amministrato da una civica di sinistra, ha sollevato una vivace polemica dal Resegone… al Golfo di Napoli. Il sindaco di Castellammare di Stabia, rinomata località turistica del Napoletano citata nell’articolo ci ha scritto per difendere la reputazione della sua città. Nei giorni scorsi, infatti, l’intervista alla leghista Alessandra Consonni è stata ripresa dai media locali, compreso un quotidiano che ha parlato a sproposito di “offese leghiste”, e sbandierata dall’opposizione di Castellammare come la dimostrazione della cattiva fama guadagnata dalla località campana. A questo punto il sindaco Salvatore Vozza ha indirizzato ad Alessandra Consonni, al nostro direttore Giulio Ferrari e all’autrice dell’intervista una lettera che, di seguito, pubblichiamo integralmente.

ESEMPIO NEGATIVO. “Ho appreso con un certo stupore – scrive il sindaco - che la città, che ho l'onore di amministrare dal 2005, è stata citata nell'articolo in oggetto (intervista al consigliere Alessandra Consonni, pubblicata il 14 gennaio 2009, ndr) quale esempio negativo in fatto di consulenze elargite dalla pubblica amministrazione”. “Credo proprio – continua - che sia la giornalista che ha redatto l'intervista, sia la capogruppo leghista del Comune di Ballabio abbiano preso un abbaglio, facendo un pessimo servizio all'informazione. Si sono, infatti, basate sul pregiudizio che vuole le pubbliche amministrazioni sprecone e clientelari e hanno citato Castellammare di Stabia a sproposito, senza verifica alcuna di quello che veniva scritto”.

FUORI DAL SEMINATO. “Nel mio Comune, infatti – aggiunge Vozza -, non c'è alcun ricorso esagerato alle consulenze esterne, come potranno verificare direttamente il consigliere Consonni, la giornalista Frascini e il direttore Ferrari se vorranno accettare il mio invito a trascorrere qualche giorno a Castellammare di Stabia. A mie spese, ovviamente. Non potrei mai permettere, infatti, che – conclude il primo cittadino - le limitate risorse pubbliche del Comune siano in alcun modo sprecate”. Una lettera simpatica, anche “signorile”, ma abbondantemente “fuori dal seminato”, come rileva Alessandra Consonni nella sua riposta al sindaco di Castellammare.

SIGNORILE REPRIMENDA. “Non posso fare a meno di apprezzare – risponde la capogruppo leghista anche a nome del nostro direttore – la signorilità della sua reprimenda, scevra d’ogni vittimismo o permalosità, conclusa da un simpatico invito”. “Tuttavia mi pare che la polemica sia uscita dal seminato, come si suol dire. Nell’intervista citata – precisa la Consonni – non viene per nulla attribuita al suo Comune la maglia nera in fatto di consulenze. Il discorso è molto semplice: si parte da un ipotetico paesino del golfo di Napoli (non certo Castellammare di Stabia che è una popolosa città) per paragonarlo a un’altra realtà di piccole dimensioni ma completamente diversa: il comune montano di Ballabio. Ebbene, da nord a sud, dalla montagna al mare, c’è una sola legge per l’assegnazione degli incarichi: quella che consente il sostanziale arbitrio del sindaco e che può impedire a un valido professionista di lavorare per un’amministrazione comunale se non è nelle grazie del primo cittadino”.

PUBBLICA SELEZIONE. “Non metto pregiudizialmente in dubbio – prosegue l’esponente leghista – che a Castellammare non via sia un ricorso esagerato alle consulenze: il nocciolo della questione, tuttavia, non è di merito ma di metodo. Noi, dal nostro paesino di Ballabio, chiediamo una legge che renda obbligatoria l’assegnazione delle consulenze con pubblica selezione e con la rotazione dei professionisti, escludendo chi in passato abbia già ricevuto incarichi. Se la vostra amministrazione attuerà di regola questi principi di trasparenza, sarò la prima a riconoscere che il Comune di Castellammare di Stabia ha bagnato il naso a molte amministrazioni padane, e allora sarete un termine di paragone assolutamente positivo”.

IL GESTO DELLA SALVATO. Un confronto che, precisa Consonni, più avanti nell’intervista c’è stato. “E’ vero che a un certo punto dell’intervista – ricorda – è venuto fuori il nome della sua città. Per trasparenza, si è detto, Ballabio a livello di Castallemmare di Stabia. Ebbene, credo sia stato un po’ come un riflesso condizionato, perché in molti è rimasto il ricordo del gesto di Ersilia Salvato, l’ex sindaco della vostra città che dichiarò di aver lasciato i Ds visto che nessuno dava ascolto al suo allarme sui rischi d’infiltrazioni camorristiche nell’amministrazione comunale. Una denuncia simile, da parte di un sindaco, non è cosa da poco. Ecco –conclude Alessandra Consonni, che ribadisce di non aver voluto attaccare l’attuale amministrazione a cui augura buon lavoro - come mai è venuta in mente Castellammare, ed ecco perchè la necessità di scelte limpide deve essere considerata un’urgenza ovunque condivisa, a partire da quegli incarichi che dispensano denaro pubblico”. Articolo di Elsa Franscini - www.ilpadano.com

venerdì 16 gennaio 2009

SUDNORDSUD

Fin dal 1860, l’attuazione del progetto politico di distruggere l’economia dell’ex Regno delle Due Sicilie ha influito tanto sul tessuto sociale del meridione.
La volontà di chiudere, occupare, e distruggere le grandi realtà produttive dell’epoca, ha comportato l’inevitabile migrazione dei lavoratori in direzione Nord, dove si erano trasferiti per volontà sabauda gli interessi economici e lo sviluppo industriale. Per decenni abbiamo assistito ai viaggi della speranza dei meridionali con la valigia di cartone che andava ad arricchire il proprietario della fabbrica del nord, famiglie divise, e figli che crescevano senza un genitore, ma erano disagi dettati dalla necessità di chi vuole continuare a far vivere dignitosamente i suoi figli.
Oggi questi viaggi della speranza continuano, certo la valigia di cartone si è trasformata in valigetta portacomputer, il contadino è diventato ingegnere informatico, ma il ricco padrone della fabbrica del nord è rimasto uguale a 150 anni fa, dedito all’arricchimento ed allo sfruttamento.
Ma cosa fa il governo per attuare il programma di ripresa economica del mezzogiorno e quindi essere promotore della nuova linfa vitale per i giovani in cerca di occupazione nella propria terra d’origine?
Promuove tramite il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali una “Azione di sistema per la mobilità del lavoro e delle imprese” dal nome “Sud NordSud” che ha come mission
[…]
Ed è proprio su queste basi che Italia Lavoro ha messo in campo una azione di sistema volta a governare e mutare radicalmente le politiche di mobilità.
Il termine azione di sistema sta ad indicare “un insieme di progetti e azioni che, seppur indipendenti, concorrono al medesimo obiettivo e si rafforzano a vicenda”.
Sud Nord Sud, questo il nome dell’azione, è un progetto, del Ministero del Lavoro realizzato da Italia Lavoro, in collaborazione con le Regioni, per promuovere la mobilità geografica finalizzata alle opportunità di occupazione e sviluppo.

[…]
Dunque offre ufficialmente la possibilità di interazione fra le agenzie per l’impiego di trasferire la forza lavoro dal Sud al Nord, per accrescere la formazione professionale e poi ritornare nel luogo d’origine. Ma quanti di questi nuovi emigranti riusciranno a trovare una realtà produttiva tale da consentirgli un ritorno in patria?
È questo dunque il vero programma nazionale: favorire gli spostamenti dei giovani dal sud al nord.
Unica possibilità di lavoro dopo che ha provveduto a dirottare i fondi per gli investimenti dal Sud al Nord, dopo che favorisce economicamente le imprese del Nord, dopo che ha rafforzato la permanenza del baricentro economico nelle aree settentrionali, dopo che ha tolto i fondi ai centri di ricerca universitari del sud, dopo che la crisi mondiale ha ridistribuito le commesse di tutte le industrie sparse a livello nazionale (Vedi Fiat di Pomigliano d’Arco, o Fincantieri di Castellammare di Stabia) e soprattutto dopo che ha provveduto a garantire il permanere della struttura ad albero delle vie di comunicazioni nazionali, che garantiscono e favoriscono i soli collegamenti da Sud a Nord.
Di questo passo la prossima legge che permetterà la mobilità geografica dei lavoratori sarà quello di organizzare viaggi in direzione nord gratuiti per tutti quelli che aderiranno al progetto SudNordSud.
Nello Esposito

mercoledì 14 gennaio 2009

FAS: I governatori denunciano il loro utilizzo a beneficio del Nord

EMANUELE IMPERIALI
da "IL MATTINO" del 14 gennaio 2009


Oggi la Conferenza delle Regioni si riunirà a Roma in conclave straordinario per decidere quali iniziative assumere nei confronti del governo dopo che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha sostanzialmente svuotato il Fondo aree sotto utilizzate. Provocando una levata di scudi non solo nelle opposizioni, ma anche nella maggioranza, col movimento di Lombardo, l’Mpa, molto critico per l’uso improprio di queste risorse da parte dell’esecutivo, perché si tratta di soldi che dovrebbero essere destinati per l’85% al Sud e che, invece, vanno quasi sempre a beneficio del Centro Nord. Come dimostra la delibera dell’ultima riunione del Cipe, svoltasi il 18 dicembre prima della pausa natalizia, quando è stata assegnata al ministro Matteoli una prima tranche di fondi pari a 7 miliardi e 356 milioni attinti dal Fas, per finanziare alcune opere pubbliche strategiche. Ma, guarda caso, tali infrastrutture prioritarie, almeno quelle già finanziate, riguardano tutte le aree sviluppate del Paese: dal Mose di Venezia alla Rosignano-Civitavecchia, dalla metropolitana di Milano a quella che unisce il capoluogo lombardo con Monza. Non c’è dubbio che si era deciso di dare priorità ai progetti immediatamente cantierabili, ma in tal modo si rischia di dirottare gran parte delle risorse al Centro Nord. E si tratta di non pochi soldi, se si pensa che finora nella Finanziaria 2009 sono stati sottratti al Fas per essere destinati ad altre finalità ben 11,441 miliardi, ai quali vanno poi sommati ulteriori 2 miliardi circa di tagli che avranno effetto negli anni successivi a quello in corso. Tutte risorse spostate su obiettivi diversi, come la copertura dell’abolizione dei ticket sanitari e dei disavanzi di spesa dei Comuni di Roma e Catania, il taglio dell’Ici, la necessità di fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania. L’ultima potatura è di pochi giorni fa, quando il Parlamento, votando il via libera al decreto Gelmini, ha distratto altre centinaia di milioni dal Fas per finanziare una parte del provvedimento sull’Università. Dai conti fatti dall’associazione nazionale costruttori, emerge che la Finanziaria dell’anno in corso ha ridotto nel periodo 2009-2015 la dotazione complessiva del Fas da 77,4 miliardi a 65,9, tagli successivamente saliti a 13,3 miliardi con successive disposizioni di legge. Nel corso della riunione di oggi dei governatori regionali non sarà posto solo il problema del reintegro delle risorse del Fas già prelevate, «che - spiegano - non possono essere utilizzate per finanziare spese di gestione correnti o a copertura di disavanzi». Ma i governatori vogliono anche concordare con l’esecutivo come utilizzare, nell’ambito della riprogrammazione, la quota del Fas destinata alle Regioni.

BERLUSCONI TERRONE?

L'onnipresente Andreotti suggeriva “bene o male, basta che si parli di me”.
In un editoriale di Feltri si è arrivato ad accusare il Presidente del consiglio dei ministri di essere TERRONE.
L'accusa parte dall'interessamento, sempre secondo Fetri, di questo governo ai problemi del Sud.
Iniziare l'impianto accusatorio sottolineando e valutando l'aspetto artistico del cantautore Silvio, protagonista di diverse incursioni nel mondo della musica napoletana, con l'ex posteggiatore M.ro Apicella, rende l'idea dello spessore dell'editoriale.
La sceneggiata di gelosia continua con accuse di disinteressamento del settentrione d'italia, come per l'apertura delle porte ad un partner della compagnia di bandiera Alitalia, che non ha nessun intenzione di continuare ad usare Malpensa come nodo strategico nazionale.
Ma non manca di evidenziare altri aspetti importanti (sempre secondo Feltri) che rendono più grave la colpa del povero premier.
Il primo consiglio dei ministri fatto a Napoli, la pulizia delle strade della cittadina partenopea ed il successivo trasporto della “munnezza” napoletana nelle discariche ed inceneritori settentrionali, ed infine la voglia di aiutare, coinvolgendo nel progetto anche il Leghista Tremonti, la BANCA DEL SUD.
Questo è il succo dell'editoriale di Feltri, scritto su un giornale venduto in tutta italia.
Un editoriale che distribuisce i consensi del cavaliere in tutta italia.
Al sud, visto che accusare una persona di essere terrone e sottolineare tutto l'amore che questa nutre per il sud, attira sicuramente le simpatie dei meridionali, ed al Nord perchè possono scrivere quello che vogliono ma chi ne trae i vantaggi, economici e sociali sono solo i territori toscopadani.
Malpensa l'aereoporto milanese inutile ai milanesi, gestito in maniera pessima ma costruito per volere degli industriali vogliosi di accaparrarsi i fondi europei dopo ave depredato la cassa per il mezzogiorno, continuerà ad esistere ed essere sversatoio di fondi pubblici, ed una volta che la lega avrà firmato il pacchetto sicurezza il governo saprà ricompensarli, magari esaudendo i tre desideri espressi dalla lega. Malpensa, Federalismo, immigrazione.
il resto delle accuse sono state scritte per chi vive di propaganda elettorale, e dedicati a chi crede ancora nelle favole, immaginatevi una banca che di meridionale ha solo il nome SUD a chi potrà mai servire se non ai banchieri, e giusto per essere preciso noi, al sud, noi non abbiamo banchieri.
I merito alla “munnezza” per far finire una crisi, basta non parlarne.
Feltri riesce a creare, come anche i politici di professione, la questione settentrionale, utile solo a creare divisioni ed antipatie nel popolo, ma anche a far passare per meridionalista un milanese, che viene a mostrare il suo potere di colonizzatore sedendo nel nostro palazzo reale, manda i suoi fratelli ad essere eletti sindaci nei nostri territori, proprio in quei territori dove sta crescendo la voglia di riscatto,dove è nato un movimento che parla di autonomia.
Già ora, dopo neanche un anno di governo, l'MPA sta mostrando i primi segni di insofferenza per la politica filosettentrionale della maggioranza, concentrata a favorire l'economia del nord, come dare a sole due aziende del nord la stessa quantità di fondi dati ad un interna regione come la Sicilia, ad approfittare della crisi del settore automobilistico per far sembrare giusto aiutare l'industria torinese,.Combattere contro chi ci trascura, significa guadagnare consensi, ma anche questo è vietato, ed allora cosa tira fuori dal cilindro il cavaliere, passare per chi lotta per la ripresa economica del meridione.

SAN CATELLO 400 anni di tradizione

martedì 13 gennaio 2009

AMERIGO VESPUCCI, FIGLIA STABIESE

Le autostrade del Mediterraneo

Di Nicola ZITARA
A cinquanta anni dall’unità politica d’Italia, Giuseppe Cuboni, un agronomo di peso, osservando le difficoltà alimentari che piegavano le popolazioni del Nord e del Sud, le spiegava con gli indirizzi governativi a favore della produzione granaria. Rilevava, fra l’altro, che il paese presentava non solo due diversi ambienti climatici e agronomici, ma anche due diversi ambienti orografici, che sicuramente non agevolavano le comunicazioni interne. Di recente, un geografo, Giampiero Fumi, trattando delle Vie di comunicazione e trasporti (in Italia), ha osservato che la classe dirigente unitaria, nell’intento di collegare il Sud militarmente al Nord, che dell’unificazione era stato l’artefice e ne era l’area più interessata, ha reso un pessimo servizio agli Italiani del Sud e ai Siciliani. Infatti, le ferrovie, le strade e le autostrade meridionali sono state pensate e realizzate come se i meridionali non avessero altro scopo collettivo e individuale che quello di viaggiare per o da Milano. L’intero sistema viario si sviluppa a immagine di una palma: un tronco quasi netto di rami e una gran chioma in cima. Il Sud è rimasto poco collegato al suo interno. Non certo a causa della sua particolare orografia, gli scambi all'interno di ciascuna regione e quelli fra regioni risultano difficili e costosi. Tuttavia gli errori dei governi unitari sono divenuti strutturali. A ciò non si rimedia cercando di rattoppare il sistema ferroviario e viario esistente. Il Sud è uno sbocco per il Nord, ma il Nord non è uno sbocco per il Sud. Per il nostro import/export è molto più importante la pace in Medio Oriente (visto che al guaio della fondazione di uno Stato ebraico-americano in Palestina non c'è più rimedio) che la scorrevolezza della Salerno-Reggio Calabria. Ben diverse le idee e le realizzazioni politiche di Ferdinando II di Borbone che, dopo avere costruito per primo in Italia una ferrovia e dopo aver impiantato la splendida meccanica Officina di Pietrarsa, dalla quale uscivano macchine a vapore e carri ferroviari esportati in altri ex Stati della Penisola, ivi compreso il Regno dei Savoia, rimandò a un momento successivo l’idea (già confortata da seri studi) di realizzare una ferrovia che raggiungesse Reggio di Calabria. Si fermò all’appalto della Napoli-Foggia, la sola tratta ferroviaria che avrebbe abbassato fortemente i tempi (non certamente i costi) del trasporto via mare tra la campagna più fertile del Regno e la capitale. All’opposto s’impegnò a sviluppare la marineria, anche quella di cabotaggio che, per la lunghezza e lo slancio della parte meridionale della penisola, risultava meno costosa e più agile nei traffici interni.
Ogni cosa che oggi appare nuova, domani diventerà vecchia. Così l’idea delle comunicazioni in Italia. Con la globalizzazione dei mercati, la padanizzazione del Sud (un fatto che va contro una storia millenaria) va sbiadendosi, per far posto a nuove aperture commerciali. E' sintomatico che altrove il sistema vada riorganizzandosi. Per esempio la vecchia centralità viaria di Milano decade: a est verso il Brennero e Trieste, a ovest verso i trafori piemontesi. Si cercano vie più veloci e meno costose. Il traffico tra il Sud italiano e l’Europa continentale risulta strozzato e angariato dalla scelta di una viabilità etnocentrica milanese. I nodi di smistamento del Sud verso l'Europa continentale più esatti sono Trieste e Marsiglia, come al tempo dell'indipendenza preunitaria. Ciò vale specialmente per la zona omerica e paleomediterranea dello Stretto, ma anche, sia pure in modo alternativo, per il Sud jonico e per il Sud tirrenico. Certamente la resistenza milanese è dura e sarà ancora più dura (il contrasto politico sul costoso, clientelare e inutile aeroporto di Malpensa lo attesta). Tuttavia l’allargamento o abbattimento della chioma viaria (un costoso ingombro per l'import/export meridionale) è fattibile solo via mare o via aria. Gioia Tauro mostra che l'opzione mare è valida e conveniente.
Ma accanto alle grandi arterie su cui dovrebbe utilmente svolgersi il traffico tra Sud italiano ed Europa, ci sono le arterie interne alla Penisola. L’Italia peninsulare giace e si stende lungo il mare. Lo Stato italiano ha fatto violenza alla storia naturale della penisola italiana e delle popolazioni italiote, così come l’aveva fatta Roma al tempo della Repubblica e dell’Impero. La spinta naturale è emersa chiaramente e positivamente nel corso dei quindici secoli in cui la penisola tornò divisa politicamente. Siracusa, Palermo, Amalfi, Napoli, Pisa, Genova, Malta, Messina, Taranto, Otranto, Bari, Ancona, Rimini, Venezia, infine Livorno, Trieste, e oso aggiungere Tunisi, Marsiglia, Alessandria d’Egitto, l’Egeo, i Dardanelli, Beirut, Acri, il Pireo, Ragusa, Spalato, configurano la storia naturale delle comunicazioni dell’Italia peninsulare. Merci e cultura, uomini e cose si muovano fra i vari luoghi della Penisola attraverso il mare. E attraverso il mare l'Italia s’incontrava con il mondo. L’Italia peninsulare è un porto di smistamento. Il posto del Sud in tale contesto è deperito a partire dalle Crociate, con il peso crescente nelle cose italiane della Francia, dell’Impero germanico, del Papato e della Spagna, e con la sua inclusione nel sistema dei regni barbarici e feudali d’Europa (angioini, aragonesi, castigliani).
Le avvisaglie di una possibile rinascita vengono appunto dal ruolo assunto dal porto Gioia Tauro e da quello di Napoli nei traffici mondiali. I due porti, oggi si presentano come “cattedrali nel deserto”. Attorno ai due porti c’è il vuoto. Ma credo sia sbagliato immaginare che esso potrà essere colmato soltanto riempendo il retroterra di fabbriche e di franchigie daziarie. Il problema vero ha una valenza ambientale ed economica, ed è la rete viaria marina. Le vere strade del Sud sono il mare, come al tempo di Siracusa e di Archimede.

venerdì 9 gennaio 2009

Napoli, te voglio bene assaie

Una domenica mattina come tante, mi è tornata alla mente quella della mia fanciullezza quando mi svegliavo con mia mamma che alle otto del mattino era già al lavoro vicino ai fornelli per preparare il sugo della pasta e mio padre che armeggiava con la manopola della radio per sintonizzare la frequenza giusta dove stavano trasmettendo “Te voglio bene assaie”.
Benché questi ricordi siano ben radicati nella mia mente, difficilmente posso far ascoltare a mio figlio quelle canzoni che riempivano di gioia le mie domeniche. dove sono finite queste canzoni? oggi esiste qualcuno che mi possa regalare quelle stesse emozioni della canzone di Sacco e Campanella?
Eppure ancora oggi si organizzano centinaia di festival o rassegne musicali della canzone napoletana.
L'essenza di un popolo è rappresentata dalla cultura che esso diffonde.
Oggi Napoli quale cultura diffonde nel mondo?
Quando in qualche paese estero viene suonata una canzone napoletana, si rispolverano spartiti vecchi di 100 anni, o più.
Ma non sono state più scritte canzoni da allora?
La canzone napoletana si è trasformata da fenomeno mondiale e rappresentativo di una capitale culturale ad un inqualificabile voce che raramente varca le porte della città di Napoli.
Il passaggio da capitale di un Regno a Capoluogo di provincia, ha inibito la capacità che Napoli aveva di accogliere, adottare e formare gli artisti.
Ma l'elevazione a capitale europea della cultura, Napoli l'ha conquistata oltre che con la volontà politica dei regnanti anche con la volontà e la bravura del popolo, dunque se oggi l'arte napoletana resta chiusa nei nostri quartieri è colpa del popolo?
Il popolo napoletano ha sicuramente la colpa di non aver saputo difendere ciò che è stato, anzi spesso offende le proprie origini.
Oggi Napoli è rappresentata nel mondo con una immagine che è impregnata di camorra, munnezza, corruzione, arretratezza, e in tutto questo non trova spazio chi canta o scrive la bellezza della città e la bontà del popolo, perchè non è economicamente conveniente, non è un prodotto che “tira”.
Le canzoni vere esprimono emozione, quelle vuote sono l'espressione della promozione discogrrafica.
L'esigenza del mercato va soddisfatta, ed il produttore deve adeguarsi alla richiesta dei consumatori, ed è per questo che nei vicoli di Napoli si ascoltano canzoni come “a nnammurata e papà è troppa bbona”.
Chi invece, vuole distribuire il suo prodotto sul territorio nazionale deve andare a Milano, sede delle grandi case discografiche, e scendere a compromessi, come non cantare in napoletano!
Dunque l'unica cultura che può essere diffusa a Napoli è quella stupida e bassa delle canzonette neomelodiche?
Il cosmo dei neomelodici, contagiato dagli interessi economici della camorra, crea falsi miti, ragazzini che nel turbinio dei matrimoni sono costretti a percorrere migliaia di chilometri nella provincia napoletana per cantare “a macchina cinquanta”, manager che girano in mercedes con due telefonini, registi che girano i videoclips, una azienda che non può badare alla qualità.
Ma la musica non è solo l'unica falsa cultura napoletana che viene gridata nei vicoli di Napoli.
La cultura di Napoli è distrutta da chi la dovrebbe difendere, le istituzioni, e di pari passo dai media.
La fine del Regno delle due Sicilie, ha provocato un terremoto sociale che è stato malgestito dalle istituzioni che si sono succedute, impegnate a cercare di mantenere a galla l'economia locale, non vogliono dedicare tempo alla cultura.
La musica napoletana vive, senza rigenerarsi e progredire, eternamente l'attimo di gloria che i grandi del passato gli hanno donato, vive nel suo mondo, confinato tra i vicoli di Napoli ed ai matrimoni sul Vesuvio, schiacciato tra l'indifferenza delle istituzioni e le diverse esigenze di mercato.
Ieri la diffusione era limitata alle copielle distribuite al popolo che era l'unico giudice di un successo, e l'unico mezzo di diffusione mondiale di successi che ancora oggi rappresentano Napoli.
Oggi il successo viene sancito dalle copie vendute, dai soldi che guadagna una casa di produzione, che è l'unico giudice che condiziona il mercato.
I classici della canzone napoletana sono ancora un buon prodotto, usato anche dai politici che si prestano in discutibili esecuzioni per guadagnarsi la simpatia degli elettori.
Ma non bisogna identificarsi nella idea che solo la canzone antica napoletana è bella; fortunatamente Napoli può contare ancora oggi su personaggi che diffondono il loro essere napoletani, molti di questi furono invitati dal Cardinale Sepe, Arcivescovo di Napoli, quali ... (trova post sul cardinale)
Artisti come Nino d'Angelo, Teresa de Sio, Sal da Vinci, Gigi Finizio, rappresentano la napoletanità in modo egregio, ma vengono boicottati dai media nazionali. Nino d'Angelo eccellente organizzatore della ritrovata Piedigrotta urlò sulle pagine del Mattino il suo dispiacere per il disinteresse mostrato dalle istituzioni napoletane, Teresa de Sio promuove il suo album su una rete nazionale all'UNA DI NOTTE, mentre la domenica pomeriggio Simona ventura prende in giro la napoletanità con la ridicolarizzazione de “o ball do cavall”.
Sul fenomeno culturale ci sarebbe da dire tantissimo, ma come vive chi suda per esprimere i suoi napoletani pensieri.
Parlo con Carmine Spera, autore di tantissime canzoni, ed ultimamente impegnato nel mondo musicale per i bambini (www.filastrock.it)

HAI SCRITTO MOLTE CANZONI, ED IN DIVERSI AMBIENTI. QUALE DELLE TUE CANZONI, A PRESCINDERE DAL SUCCESSO, SEI PIU' FIERO DI AVER SCRITTO?
> La canzone "Edizione straordinaria",per diversi motivi,il primo perchè l'ho scritta di getto quando è nato mio figli Giovanni,il secondo perchè leggendola mi accorsi che dovevo continuare a scrivere per l'infanzia,il terzo perchè grazie a questo testo conobbi Fabio Macchioni che l'arrangiò rendendola per me speciale e poi perchè arrivò tra le prime dieci alle selezioni dello zecchino (ne scelgono solo7) .
QUALE TUA CANZONE HA AVUTO PIU' SUCCESSO?
Nessuna mia canzone ha avuto successo, ho scritto qualcosa che ha avuto molta popolarità.
HAI FREQUENTATO TRE AMBIENTI DELLA MUSICA, QUELLA COMICA, QUELLA NAPOLETANA ED ATTUALMENTE SEI ATTIVISSIMO NEL MONDO DELLA MUSICA
PER BAMBINI. QUALE FRA QUESTI AMBIENTI E' IL PIU REDDITIZIO? QUALE FRA QUESTI E' PIU' IMPEGNATIVO? ED INFINE DOVE HAI INCONTRATO PIU' DIFFICOLTA' NELL' INSERIRTI?
La redditività di una canzone non dipende dal settore, se poi vuoi sapere io personalmente dove ho guadagnato di più direi quello cabarettistico,ma sicuramente preferisco guadagnare meno soldi e più soddisfazione nel settore
dell'infanzia. Il più impegnativo è quello dell'infanzia perchè devi stare attento di non trasmettere qualcosa differente da ciò che realmente dici...Poi esiste un discorso di linguaggio e di comunicatività che differisce in base alla fascia di età cui vuoi rivolgerti.
QUALE CANZONE NAPOLETANA FAMOSA, SCRITTA FINO AD OGGI, TI PIACEREBBE AVER SCRITTO E PERCHE'?
I testi che amo di più sono "Voce 'e notte" "Anema e core " e "Na sera e Maggio"
perchè oltre ad essere canzoni sono quadri.

SPULCIANDO NELLA STORIA DELLA MUSICA NAPOLETANA, ESISTONO OPERE CHE NON POSSONO ESSERE RICORDATE COME BELLE CANZONI, MA RAPPRESENTANO
ANCH'ESSE LA CULTURA E LA VITA NAPOLETANA DELL'EPOCA.
Sono convinto che non esistono brutte canzoni, ci son canzoni che a me non piacciono.

FRA CENTO ANNI SECONDO TE CANTERANNO ANCORA 'O SOLE MIO, O CI SONO AUTORI ATTUALI CHE STANNO SCRIVENDO UNA BELLA PAGINA NELLA STORIA DELLA MUSICA NAPOLETANA?
Se tu parli di "O sole mio " ti accorgi che non stai parlando diuna canzone,ma di
ricordi,emozioni,tragedie,viaggi,guerre,...la storia ha legato ad una canzone tutto questo e altro ancora..le canzoni oggi non hanno tutto il tempo per far legare tutto ciò..prima si scriveva poco ma bene,oggi si scrivono tante canzoni ed ognuna annulla la precedente...si canta e si canterà sempre "O sole mio " perchè lega più culture efascie di età insieme. Se per canzone napoletana intendiamo scrivere il lingua napoletaa al di là della struttura armonica propria napoletana allora dico che belle pagine dela musica napoletana l'hanno scritta Pino Daniele e Enzo Gragnaniello quando avevano qualcosa da dire,oggi ci sono Almanegretta,99 posse che ci dicono qualcosa.

Ora invece è il momento di un nostro amico, che vive e lavora in Brasile da ualche tempo, autore, musicista e cantante di musica napoletana, Paolo Fiore.
TU VIVI IN BRASILE, DOVE SUONI E DIFFONDI LA MUSICA NAPOLETANA. SEI NEL PAESE DELLE SCUOLE DI SAMBA, TU EMIGRANTE FRA GLI EMIGRANTI NAPOLETANI, RAPPRESENTI IL PUNTO DI CONGIUNZIONE FRA DUE CULTURE, CANTI CANZONI BRASILIANE IN LINGUA NAPOLETANA, E CANZONI NAPOLETANE IN LINGUA BRASILIANA. PRIMA DI RAGGIUNGERE LE SPIAGGE D'OLTREOCEANO, QUALI SONO STATE LE TUE SODDISFAZIONI E DELUSIONI IN ITALIA?
Vivo in brasile da 4 anni, ma visito questo paese in realta da 10 anni, nella fantasia da oltre 30..da quando un giorno ascoltai una canzone strana , suonata in modo scarno da un certo Joao Gilberto...la canzone si chiamava Garota de Ipanema....e fui fulminato sulla strada di Damasco.
Il brasile non e pero solo scuole di samba, ma tantissime realtà musicali e culturali completamente differenti tra di loro, e il paese multirazziale e multi culturale per antonomasia.
Da sempre ho sperimentato la bossa su testi napoletani, dai tempi in cui io e Pino Daniele suonavamo insieme e ricercavamo, ogniuno con la propria sensibilita ed il proprio gusto , colori e profumi nuovi ..armonie nuove...strade non ancora percorse.
Collaborazioni poi con vari musicisti, colonne sonore per film e commedie musicali, anni e anni di Piano Bar e musica dal vivo nei migliori locali italiani ed un po in giro nel mondo.
Un disco registrato col il gruppo di Gino Paoli, disco mai uscito per differenze di opinione con la casa discografica.
Gli incontri scontri con l industria discografica del Nord...il terribile dilemma....essere me stesso o diventare quello che gli altri volevano che diventassi?
Ricordo di una mia canzone di allora:
SONO STATO SUL NEL NORD , DOVE COMPRANO EMOZIONI
NON APPENA MI HANNO VISTO MI HANNO FATTO UN AUDIZIONE
SENZA STARE LI A PENSARE SE SAPEVO O NO CANTARE
SI VA BENE, MI HANNO DETTO, IL NAPOLETANO E GIUSTO
MA CI VUOLE UNA CANZONE CHE SIA UN PO PIU COMMERCIALE
E IO FACENN A FACCIA TOSTA ME NE VACO E SBATT A PORTA
NA NUTTATA INT O TRENO
INT O SANGHE STA RRAGGIA
E CHI HA AVUT NU BAGNO GELATO
MA FORSE HANNO RAGIONE STU FIGLIE E MAPPINE
La frustrazione di vedere far dischi da "Pepp o Bell" ( cera sempre un "pepp o bell" di turno con la sua..." a nammuratell e papa e troppa bbona!") in una Napoli che si disgregava e degradava artisticamente sempre di piu...lo sconforto..il domandarmi "ma come e possibile?"......" ma chi c'e dietro ? chi e caccia sti sord?..poi ho capito ...NUN ERA PE MME!!
Non era per me...me ne sarei vergognato per tutta la vita .
E il neomelodico che dilagava e dilaga ancora...che squallore.

QUANTO ED IN CHE MODO TUO ZIO, GIUSEPPE MAROTTA, HA INFLUITO SULLA TUA FORMAZIONE CULTURALE E MUSICALE?
i ricordi....zio peppino( Giuseppe Marotta) con la sua camicia bianca immacolata nella sua casa del Monte di Dio, alla sua scrivania a scrivere in napoletano, guaglio'...vien acca...assiettette .
Ed io lo guardavo ammirato....trasudava Napoli da tutti i pori...scriveva in Napoletano, pensava in Napoletano,amava in Napoletano, viveva in Napoletano.
Zio Peppino con quel vestito grigio perla nei vicoli a parlare e ridere con la gente, i festival di Napoli, gli artisti che frequentavano la sua casa.
Zio Peppino che nella "Galleria" schiaffeggia un giornalistucolo che, in cerca di sensazionalismo e fama, scrisse male di una sua canzone al Festival di Napoli.
Zio Peppino e i suoi romanzi nei quali raccontava Napoli con quel tocco di classe e fantasia che solo un grande Napoletano puo avere.
Ricordo di uno di questi romanzi, si chiamava GLI ALUNNI DEL SOLE... splendidamente surreale..scritto in modo esemplare. Circa 20 anni dopo un altro scrittore napoletano, copiandone spudoratamente l idea ed alcuni personaggi fece la sua fortuna....ancora oggi e considerato un mito della Napoletanita..ma gia stiamo parlando della Napoli della contraffazione ,della Napoli della "Camorra ripulita" con i suoi MEDIA e la sua facciata perbene e rassicurante.

LUI ERA UN AMANTE DI NAPOLI, QUANTO DI QUEL AMORE HAI EREDITATO E QUANTO E' UN TUO BAGAGLIO PERSONALE?
Mi ha trasmesso l amore per Napoli, Napoli "uno o novanta", "bianco o nero", "regina e puttana"
Oggi vivo in brasile e faccio musica qua, misturando colori brasiliani con sonorita napoletane e l inverso....e mi piace quello che faccio...e sopratutto piace a quelli che mi ascoltano, che mi domandano, che vogliono sapere della mia splendida e meravigliosamante unica NAPOLI, della sua enorme cultura .

UN PROVERBIO CINESE DICE “SE VUOI SAPERE SE UN PAESE E' BEN GOVERNATO, ASCOLTA LA SUA MUSICA”. ASCOLTANDO LE CANZONI CHE OGGI VENGONO SCRITTE DAGLI AUTORI NAPOLETANI CONTEMPORANEI...
Il proverbio cinese di cui parli ha probabilmente un grosso fondo di verità, come tutte le cose cinesi.
La musica Napoletana oggi ? esiste ancora una musica napoletana?
Esistono autori e poeti oggi a Napoli?
Credo di si......Antonio Annona e bravo, Adriano Pennino ottimo musicista ( ha arrangiato un disco di ZIZZI POSSE, una cantante brasilana di origini napoletane, il disco e meraviglioso, solare, caldo..............NAPOLETANO!).. e ce ne sono altri...tanti altri Ma non hanno spazio, non hanno mercato.
La cultura da fastidio, la napoletanita da fastidio...e' scomoda.
Meglio produrre il "pebb o bell" di turno....costa meno e non da problemi...ed il livello si abbassa sempre di più....sara cosi sempre piu facile vendere i vari "Grande Fratello"..o far sognare alle nostre figlie e nipoti di poter diventare un giorno nientepopodimeno che una VELINA...sarà sempre più facile creare bisogni e prodotti che li soddisfino ( naturalmente delle industrie del nord).
Ma attenzione un altro proverbio cinese dice " siediti sulla riva del fiume e aspetta che il cadavere del tuo nemico passi"
Come vorrei esserci quel giorno....come vorrei esserci seduto su quella riva.!!!!!


Chiacchierando con i miei due amici, è venuto fuori che il mercato e la diffusione delle canzoni napoletane è fortemente influenzato da un fenomeno presente sia in italia che in Brasile, la pirateria musicale, musica venduta a basso costo, ma questo se pure importante è un altro capitolo.


La verità è che come in tutti i mondi esiste il bello ed il brutto, e anche non condividendo qualche lato artistico che oggi viene diffuso,se questa è Napoli, non posso amarla parzialmente.

Nello Esposito

Un risarcimento alla regione di emigrazione

di A.C.Zini


L’emigrazione di massa, classica valvola di sfogo della sovrappopolazione (relativamente alla produzione) del Sud italiano, pare sostituita da fughe individuali. Per altro l’apporto (sussistenziale) delle rimesse, che caratterizzò le migrazioni di massa sta rivelandosi poco significativo. Oggi, nonostante il calo delle nascite, nel Sud italiano l’inoccupazione delle persone in età lavorativa appare paurosamente elevata. L’offerta di lavoro non riceve adeguata risposta. L’iniziativa privata, tutt’altro che debole ai bassi livelli d’impresa, non ha ricadute ad alti livelli, in quanto:
1) il comando centrale delle attività finanziarie è ubicato fuori dell’area economica,
2) nel Sud, il rischio d’impresa si connette, di regola, a una o più persone fisiche, per cui è percepito più fortemente che nell’area toscopadana, dove si diffonde tra la collettività degli azionisti, una pluralità di banche, lo stato e gli altri enti pubblici,
3) manca una capitale culturale che abbia assorbito la funzione della Napoli preunitaria.
Una spregiudicata valutazione della strana condizione economica del paese meridionale non può escludere che il diffuso ricorso alla violenza e all’associazionismo mafioso dipenda dalle difficoltà che l’ambiente economico frappone alla mobilità sociale. E’ comunque falso che al Sud non esista una borghesia attiva. Esiste il capitalismo “possibile”, quello dell’impresa minuscola, il più delle volte incastrata nel ruolo di nodo periferico delle aziende padane, sia nel settore della distribuzione sia nel comparto dell’artigianato delle riparazioni.
Il paese meridionale ha l’urgente e imprescindibile necessità di attivare la produzione manifatturiera, la produzione agricola (che non si esaurisce con l'olio) e le attività culturali a queste connesse. La proposizione, secondo cui le risorse occorrenti debbano emergere dal grembo dello stesso Sud, sorvola fin troppo semplicisticamente sui sensi unici che presiedono ai meccanismi di mercato.
Le difficoltà emergenti, connesse essenzialmente con il padanismo vigente a livello di Stato centrale, e le minacce insite nel federalismo fiscale, nonché un principio basilare del diritto secondo cui l'indebito arricchimento è un vulnus, ripropongono il tema del “compenso” all’emigrazione; tema che configura tanto il riconoscimento di un “diritto”, quanto un intervento politico volto a riequilibrare il sistema sbilanciato. Le popolazioni meridionali sono state indotte dalla retorica unitaria a giudicare l’esodo come un beneficio economico personale e famigliare, anche se accompagnato da una mortificazione degli affetti e dei sentimenti. Sfugge non solo alla gente ma anche alla tematica politica (ma qui ad arte), l’idea che andrebbe ripagato alla regione di origine il costo sopportato per formare una persona che poi è costretta a emigrare. L’opinione comune si è assuefatta all’idea che il fenomeno migratorio sia colpa dell’avversa natura e/o del ritardo storico che “gli odiati borboni” avrebbero imposto al Sud.
Forse è per questo che sui costi a perdere sopportati dalle regioni di origine, in connessione con il movimento migratorio, e sui gratuiti vantaggi, che simmetricamente conseguono i luoghi di immigrazione, esiste una magra letteratura. La tematica è stata affrontata con sistematicità – ma con scarsi echi - da Paolo Cinanni nel volume “Emigrazione e imperialismo”, pubblicato nel 1968.
Cinanni delinea la problematica in termini storici: “Con la sua emigrazione secolare, l’Italia ha contribuito largamente all’arricchimento e alla conquista di posizioni di dominio da parte delle economie più forti del mondo. […] utilizzando forze di lavoro supplementari, già formate da altri sistemi, l’economia dei paesi e delle regioni d’immigrazione si avvantaggia grandemente, in quanto risparmia le stesse spese di formazione di tali forze […].
In precedenza, Pasquale Saraceno aveva avvertito che: “L’unificazione economica della società italiana non è obiettivo che possa essere automaticamente raggiunto in virtù soltanto di una accumulazione di capitale intensa e prolungata; occorre anche che il capitale di nuova formazione si riparta fra le diverse regioni del paese in proporzioni che riflettano la disponibilità di forza-lavoro delle regioni stesse.”
Neanche questo avvertimento è stato recepito. L’attuale condizione del Sud non occorre spiegarla, purtroppo è una realtà scolpita dai fatti. Soltanto un’iniziativa di valenza politica potrebbe segnalare alle popolazioni meridionali che, forse, una rimonta è possibile anche senza un radicale sommovimento della struttura nazionale.
Invece che chiacchiere e lagrime di coccodrillo il prolisso governatore Loiero potrebbe mostrare i denti. Non si dice tutti i giorni, ma almeno una volta all'anno. Si metta d'accordo con altre quattro governatori e presentino una legge di iniziativa regionale:
che fissi il compenso dovuto da ciascuna delle regioni italiane di immigrazione a favore di ciascuna regione d’emigrazione, e inoltre che i fondi così ottenuti siano devoluti a istituti regionali d’investimento industriale e di credito artigianale e fondiario.
La nostrana classe politica immagina che l'unico meccanismo per sopravvivere sia il clientelismo, ma forse lavorare sul serio potrebbe portare a risultati più soddisfacenti.

giovedì 8 gennaio 2009

LETTERA ALLA RAI

Anche quest'anno come ogni buon cittadino, pagherò il mio canone di abbonamento RAI. Lo pagherò solo per senso civico, perchè, ma questo è un gusto personale, non trovo piacevole il 90% di tutta la vostra programmazione.

Ma dal momento che, come si legge sul vs. sito, il canone è il mezzo di sostentamento principale, permettetemi di esprimere la mia opinione su cosa pagate con i miei soldi.

Come ogni buona azienda in questo periodo di recessione, avete il dovere di indirizzare le Vs. risorse verso soluzioni più economiche, e non per questo qualitativamente inferiori a quelle che vi vantate di avere.

Esempio questo Vespa che proponete per ogni evento che accade nel mondo, oltre che a pubblicare e promuovere i suoi noiosissimi libri di propaganda, sembra che non sia un Vs. dipendente, ma un consulente che percepisce un lauto compenso, lo stesso dicasi per Santoro. Insomma sembra che fra le Vs fila non ci sia nessun dipendete che possa apparire e rappresentarvi in televisione!

Credo altresì che il vs. organico sia carente di autori di programmi, visto che siete costretti a comprare sempre altrove i programmi, che spesso sono di pessima fattura come i reality.

Proprio su quest'ultimo punto vorrei finire questa breve lettera, ultimamente ho visto in una pubblicità che ci offrirete la visione dell'erede dei Savoia che imparerà a ballare in un reality.

Giusto per sottolineare che Emanuele Filiberto, non appena è entrato dal lungo esilio in italia con la sua famiglia, ha provveduto a chiedere i danni alla nazione quantificabili in 220 milioni di euro.

Io chiedo che i miei soldi non vengano usati per pagare il compenso di filiberto per la partecipazione a questo ennesimo reality. Se questo è invece il modo che il governo ha intenzione di usare per pagare i danni ai savoia, non rendetemi partecipe di questa meschinità.

In ogni caso NON AUTORIZZO l'uso dell'importo del canone da me versato per pagare il compenso di emanuele filiberto.


SOLO PER CHI PAGA IL CANONE vi invito a fare la stessa cosa usando questo form

http://www.contattalarai.rai.it/eservice_ita/start.swe?SWECmd=Start&SWEHo=www.contattalarai.rai.it


mercoledì 7 gennaio 2009

DA GAZA


TUTTO QUELLO CHE FARETE AL PIU'
PICCOLO TRA I MIEI FRATELLI,
L'AVETE FATTO A ME
(Mt 25,40)


non ho parole, ma solo preghiere affinché la pace regni
Nello Esposito


lunedì 5 gennaio 2009

RICORDIAMO PIPPO FAVA

5 GENNAIO 2009,RICORDIAMO IL GIORNALISTA PIPPO FAVA,UCCISO,25 ANNI FA,A CATANIA,DALLA BESTIA MAFIOSA!
"Io ho un concetto etico di giornalismo. Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze, che non è stato capace di combattere".
Pippo Fava,1981
*************
"Io - scrive Fava nel libro-inchiesta I Siciliani, pubblicato nell'80 - sono diventato profondamente catanese, i miei figli sono nati e cresciuti a Catania, qui ho i miei pochissimi amici ed i molti nemici, in questa città ho patito tutti i miei dolori di uomo, le ansie, i dubbi, ed anche goduto la mia parte di felicità umana. Io amo questa città con un rapporto sentimentale preciso: quello che può avere un uomo che si è innamorato perdutamente di una puttana, e non può farci niente, è volgare, sporca, traditrice, si concede per denaro a chicchessia, è oscena, menzognera, volgare, prepotente, e però è anche ridente, allegra, violenta, conosce tutti i trucchi e i vizi dell'amore e glieli fa assaporare, poi scappa subito via con un altro; egli dovrebbe prenderla mille volte a calci in faccia, sputarle addosso "al diavolo, zoccola!", ma il solo pensiero di abbandonarla gli riempie l'animo di oscurità".
===============
Tra il 1979 e l'82, la mafia insanguina Palermo: cadono il giornalista Mario Francese, il segretario provinciale della Dc Michele Reina, il capo della Squadra Mobile Boris Giuliano, il consigliere istruttore Cesare Terranova, il presidente della Regione Piersanti Mattarella, i capitani dei Carabinieri Emanuele Basile e Mario D'Aleo, il procuratore capo Gaetano Costa, il segretario regionale del Pci Pio La Torre,il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa... Una carneficina da fare impallidire persino la Colombia dei narcos.
Pippo Fava lo ammazzano la sera del 5 gennaio 1984, a Catania...

Orazio Vasta,giornalista