Visualizzazione post con etichetta FINCANTIERI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta FINCANTIERI. Mostra tutti i post

mercoledì 25 maggio 2011

FINCANTIERI Castellammare di Stabia - allarme sociale






Tutti i nodi vengono al pettine.




Ormai a Castellammare di Stabia è allarme sociale, operai con le lacrime agli occhi, che grazie a decisioni prese da un consiglio di amministrazione di una società a controllo statale, la Fincantieri, si sono visti crollare il mondo addosso, capiscono che non possono garantire un futuro dignitoso alle proprie famiglie.




Più volte ho scritto il concetto di sud colonizzato da società che non comprendono il territorio, essendo per legge e composizione societaria lontano da esso.




La fincantieri è semplicemente una società del nord, amministrata da persone del nord che vanta nel consiglio di amministrazione diversi Legaioli, e considerano quello di Castellammare di Stabia un semplice sito “produttivo” che la logica economica del sopravvivere in tempo di crisi lo ha individuato come primo ramo secco da tagliare.




Certo che l'amministrazione locale ha subito appoggiato e solidarizzato con la difficile situazione degli operai, chiedendo al ministro degli interni, anch'esso legaiolo, l'invio dell'esercito per contrastare e placare l'allarme sociale creato dai suoi degni compari di partito.




Non è dato sapersi, chi e perchè se la sia presa con quel povero busto marmoreo presente nella casa comunale, e che era il vanto dell'amministrazione stessa, come se quell'uomo barbuto fosse la causa del loro malessere, come se quell'uomo sia la causa dell'aver trasformato un vanto della marineria europea in un sito scarsamente produttivo in un area disagiata di una nazione, come se l'operato di quell'uomo abbia a che fare con la chiusura della fincantieri di Castellammare di Stabia.




Mi viene in mente quando chiesi alla Fincantieri, di poter apporre una targa che ricordasse che quel cantiere è stato costruito nel 1793 dai Borbone, e la società ebbe anche l'innocenza (sic!) di rispondermi che l'UNICO nome da portare avanti era FINCANTIERI. Infatti!!!. All'epoca ci fu anche qualche mio concittadino che mi accuso di richiesta anacronistica. Possibile che ci sia gente tanto ottusa da non riuscire a vedere oltre la giornata. Individuare le cause di un problema è il primo passo per l'analisi e la soluzione.




Attualmente gli operai Fincantieri stabiesi, per la società sono solo un numero, quelli dell'indotto neanche quello, la causa, contestualizzandolo all'attualità, è proprio il barbuto con la testa nel cesso, che ha regalato un futuro di merda ai maestri d'ascia stabiesi.




Molteplici possono essere le soluzioni, ma tutte devono passare per una INDIPENDENZA del cantiere navale stabiese da una società non territoriale, gli operai devono RIAPPROPRIARSI DEL LORO CANTIERE E DEL LORO FUTURO, cambiando atteggiamento e passando dall'assistenzialismo preteso alla valorizzazione delle proprie qualifiche.


Chissà se vedere quella capa di merda barbuta, e la coincidenza della visita a Scafati del discendente del fondatore dei Cantieri Navali di Castellammare di Stabia, prevista per il giorno 31 maggio, possa essere una strana coincidenza del destino!




Nello Esposito




CDS Castellammare di Stabia

mercoledì 23 settembre 2009

FINCANTIERI – UN DESTINO SEGNATO O SEGATO?

(nella foto risposta dellafincantieialla mia richista di aporre un targa commemraiva inonore a Ferdinando IV di Borbone fondatore dei Cantieri Navalidi Castellammare di Stabia)


“Stabiesi, un popolo di marinai e costruttori di navi” così veniva chiamato una volta il popolo di Castellammare di Stabia, ma ora non più.
Castellammare di Stabia, la Leningrado dell’Italia del sud, prima è stata depredata del suo mare, diventato, grazie alla camorra locale ed a quella di stato, una fogna a cielo aperto, poi, come da circa 150 anni, siamo minacciati dallo stato anche di perdere lo status di costruttori di navi.
Perché è lo stato a lanciare questa minaccia?
È giusto ribadire, senza essere anacronistici, che i Cantieri Navali di Castellammare di Stabia, nei secoli passati hanno reso la marina del Regno delle Due Sicilie motivo di vanto e potenza internazionale, per poi essere passata ad officina secondaria di un sistema statale che da 150 anni ha concentrato le attenzioni sullo sviluppo dei cantieri navali sorti nel settentrione d’italia; interesse che ancora oggi porta commesse e ricchezze al nord, deserto e CIG al sud.
Senza scavare nei libri di storia, si può analizzare la vita degli ultimi anni della società controllata da Fintecna, finanziaria del Ministero dell'Economia
Dal 70 ad oggi
Dopo aver superato, grazie all’onnipresente papà-stato pressato dai coordinamenti cittadini capitanati dai sindaci delle città-cantieri, la crisi energetica degli anni ’70, la fincantieri si ritrova a ridosso degli anni 90 a dover combattere la concorrenza dei cantieri sudcoreani, che grazie alla manodopera a basso costo incrementavano notevolmente le commesse prima destinate ai cantieri europei.
Inoltre, le ristrettezze finanziarie dello stato e della marina militare italiana, chiudono i rubinetti degli aiuti di stato, ed è in quel periodo che la società riorganizza ed innova il suo prodotto, puntando sulle navi da crociera.
Ma la nuova produzione viene concentrata solo su due cantieri, Monfalcone e Marghera (manco a dirlo cantieri del nord italia). L’azienda entra di nuovo in crisi, questa volta per il troppo lavoro, ma anziché estendere la produzione di navi da crociera agli altri cantieri, aumenta l’utilizzo delle ditte esterne con la perdita di qualità e ritardi della consegna delle navi.
La fincantieri è diventata pesante per essere gestita con criteri di azienda statale, quindi per agevolare il passaggio alla privatizzazione, facendo capire che è l’unica ancora di salvezza, nel 2005 i vertici aziendali modificano la loro mission, e con le nuove nomine vengono privilegiati gli aspetti finanziari a quelli industriali.
È bene far notare che nonostante il costo del lavoro in italia sia più basso rispetto ai paesi industrializzati europei (francia, germania, Inghilterra) gli armatori italiani non sempre si affidano alla fincantieri per costruire le proprie navi, lampante l’esempio della MSC Splendida (battente bandiera panamense) costruita nei cantieri navali francesi STX Europe di Saint Nazaire.
La strada della privatizzazione
Come privatizzare un azienda statale senza incorrere negli inconvenienti avuti con il difficile passaggio già percorso dall’ALITALIA? Creando i presupposti per attirare gli investitori.
IL FATTURATO della fincantieri, viene incrementato nell’ultimo periodo grazie soprattutto alla produzione di navi da crociera (infatti l’azienda detiene il 50% del fatturato mondiale in questo settore);
LA CAPACITA’ PRODUTTIVA della fincantieri, viene garantita dalla struttura aziendale, e dagli investimenti che l’azienda intende fare per ampliare la stessa. Già nel gennaio 2007 l’azienda ha annunciato l’intenzione di comprare un cantiere in Ucraina, avendo così a disposizione una produzione LOW COST, inoltre la recente crisi occupazionale, porta lo stato, per rispondere ai gridi d’allarme lanciati dai sindacati-sindaci-politici locali, ad investire nei singoli siti produttivi italiani fondi per incrementare le strutture e creare nuove opportunità produttive.
LE RISORSE UMANE (nodo al pettine della trattativa ALITALIA) della fincantieri sono sempre in numero inferiore rispetto all’anno precedente, questo grazie al ricorso agli appalti esterni ed alla delocalizzazione delle produzioni nei cantieri LOW COST (episodio già verificatosi nel 2005 con la produzione di una piattaforma petrolifera costruita a Palermo il cui scafo è stato realizzato in un cantiere a basso costo di manodopera). Infatti, se si prende in esame il 2008, l’azienda non ha garantito un turnover di operai, riducendo tale risorsa di 259 unità rispetto al 2007 (anche se sono aumentati i dirigenti+3, i quadri +23 e gli impiegati+60).
Cantiere Navale di Castellammare di Stabia
La strada statale sorrentina bloccata ed una città con il traffico impazzito, questo è quello che lega Castellammare di Stabia al nome fincantieri nell’ultimo periodo.
La mancanza di commesse, e l’ombra della Cassa integrazione, ha scatenato gli operai dell’azienda e delle ditte dell’indotto, ad azioni di proteste, che non sono passate inosservate ai politici locali.
Le richieste di questi ultimi, sono state accolte dalle amministrazioni regionali, e saranno sicuramente accolte da quelle nazionali. Ma quali sono le richieste?
Fondi per gli ammortizzatori sociali, un bacino di carenaggio, e la sicurezza di nuove commesse.
L’aspetto umano porta a giudicare queste soluzioni le migliori per i tanti lavoratori su cui pesa la minaccia di non poter portare a casa uno stipendio, ma è sul futuro dei cantieri stabiesi che ci si deve concentrare per poter garantire lo status di costruttori di navi agli attuali e ai futuri maestri d’ascia.
Le soluzioni transitorie garantiscono ai politici i tanti agognati consensi, ma ribadiscono la dipendenza all’assistenzialismo statale; le richieste vengono avanzate senza considerare un progetto per la salvaguardia del patrimonio industriale strategico di Castellammare di Stabia, mancano infatti le analisi del rapporto tra azienda e mercato, questo assoggettato alle decisioni prese dalla sede centrale di Trieste.
Anche il bacino di carenaggio, (la Regione Campania ha stanziato 300.000 euro per il solo studio di fattibilità, poi occorreranno altri fondi per il progetto, ed altri per la realizzazione), destinato al refitting (lavori di trasformazione ed allungamento del ciclo di vita delle navi), rientra nelle attività che l’azienda da anni svolge all’estero, (attività consolidata in Germania).
Quindi mi chiedo, la realizzazione del bacino di carenaggio, serve ad incrementare la capacità produttiva o ad elevate la produttività del sistema fincantieri?
Nello specifico, si creano i presupposti per attirare capitali privati o si cerca di garantire lavoro agli operai anche in assenza commesse per la costruzione di navi?
Lo scorso 17 settembre, in occasione del varo dalla nave Carnival Dream a Monfalcone, l’onorevole Bossi, prensente alla manifestazione ha dichiarato “il Nord.Est ha la forza per uscire dalla crisi, ma avrebbe bisogno di una spinta”, tra i presenti c’era anche (giustamente) il presidente della Carnival, principale artefice dell’incremento del fatturato fincantieri, il quale ha gelato tutti dichiarando di non avere intenzione di costruire nuove navi; gli fa eco Bono (AD Fincantieri) confermando che dal 2008 non firmano nuovi contratti.
Lo stesso Bono, in visita a Castellammare dichiarò che bisogna organizzare una ridistribuzione delle commesse in tutti i cantieri dell’azienda.
Dinque l’aiuto che Bossi chiedeva, è rappresentato dalla proposta di legge per la rottamazione dei traghetti? E quanti di queste nuove commesse-aiuti di stato saranno realizzati sull’unico scalo del cantiere stabiese? e quanti sui megacantieri presenti nel nord italia?
Conclusioni
I cantieri navali di Castellammare di Stabia esistono da 226 anni, eprima di essere un bene dello stato italiano, Sono e devono restare un bene del popolo stabiese.
Nell’ipotesi, sempre più concreta di una futura privatizzazione, i cantieri navali stabiesi, possono avere due strade profondamente diverse fra loro: o ridiventare un punto di riferimento della produzione navale o l’abbandono e la chiusura, ma questo dipende dalla capacità produttiva che il cantiere potrà garantire nel momento del “trapasso”, quindi ben venga la realizzazione del bacino.
Ma se il cantiere sarà ancora un ramo produttivo del ministero dell’economia, bisognerà agire politicamente sulla trasformazione della società e sull’organizzazione della stessa. Finchè gli accordi commerciali, logistici e produttivi saranno privilegio della sede di Trieste, il cantiere, pur incrementando la produttività resterà sempre un officina di produzione, nel dimenticato Sud italia.

Nello Esposito

martedì 7 ottobre 2008

INSISTO, QUINDI SONO

Esimio On. VOZZA,
Sindaco di Castellammare di Stabia
mi onoro di scriverLa, incentivato dalla sua dimostrazione di partecipazione ed apertura alle opinioni dei suoi concittadini.
In riferimento alle mie precedenti lettere, non voglio essere confuso con un nostalgico borbonico, in quanto non posso limitare l’amore per la mia terra esclusivamente ad un determinato periodo per quanto bello possa essere stato.
Io amo la mia terra per quello che è per me oggi e quello che ha rappresentato per il mondo intero negli anni passati.
Ho visto tante persone lasciare questo paese per trovare lavoro in terre lontane, ed è triste vederle malinconiche ammirare il lungomare durante quelle poche ferie che vengono a trascorrere nel loro paese natale, sono i figli del disagio economico.
Nell’ultimo periodo stiamo assistendo ad una ripresa economica voluta e cercata negli investimenti che hanno portato alla creazione del porto turistico di Stabia, oppure all’interesse mostrato per l’industria termale, ma non può esserci una piena ripresa economica e sociale se prima non si coltiva l’orgoglio di essere stabiesi, e tale orgoglio va alimentato da una RINASCITA CULTURALE, e dalla RISCOPERTA della storia.
Ho avuto modo nel mese di luglio, di richiedere alla direzione del cantiere navale di Castellammare di Stabia il permesso di apporre fuori le mura dello stesso ed a mie spese una targa che celebrasse, GIUSTAMENTE, il fondatore del cantiere navale più antico ed ancora funzionante dell’Europa.
Con non poca sorpresa, la direzione della Fincantieri mi ha risposto che per il bene dei cantieri è giusto portare avanti il nome dell’azienda. (in allegato troverà la risposta a me indirizzata dalla Fincantieri)
Non penso di rappresentare una minaccia per una solida azienda se voglio sottolineare chi ha fondato nella NOSTRA città il cantiere oggi condotto ed affidato alla Fincantieri.
In una Sua lettera (Prot. 8794 del 11/02/2008) che allego, ha dimostrato da buon primo cittadino di conoscere a fondo la storia di Castellammare di Stabia, e la cosa pur essendo normalissima, mi riempie di gioia da una parte, e mi intristisce perché mi chiedevo, quante persone degli oltre 65.000 CITTADINI di Castellammare di Stabia hanno la sua stessa fortuna?
Qual è secondo Lei il rischio che si corre a far sapere ai cittadini un po’ di storia?
Qualcuno prima di Lei (non voglio aprire una polemica sterile verso chi ha dimostrato atteggiamenti servili nei confronti di chi gli ha ucciso i genitori) ha intitolato le principali strade e piazze stabiesi a personaggi che di Castellammare ignoravano perfino l’esistenza, non crede che bisognerebbe dare il giusto tributo, senza cambiamenti radicali, anche a chi ha veramente fatto qualcosa per la NOSTRA città?
Nella Sua lettera, già citata, scriveva “Nel ricostruire la storia dell’edificio (Il palazzo reale di Quisisana) troveremo forme e modi per ricordare correttamente fatti e vicende che videro protagonisti i Borbone a Castellammare” in che modo se mi è consentito, vuole tener fede a queste parole?
Esimio Signor Sindaco, confidando nella Sua capacità di prescindere la politica dalla cultura, Le chiedo di valutare l’ipotesi di poter apporre la targa in memoria a Ferdinando IV (Ferdinando I delle Due Sicilie) nei pressi dei cantieri navali e comunque sul territorio comunale senza intaccare la “proprietà” (?) della Fincantieri.
Castellammare ha negli anni acquistato cittadini, ma sta perdendo il suo popolo, quello che ha lottato e LAVORATO per rendere grande e famosa la città delle acque, sui politici attuali grava la responsabilità di trasformare i cittadini in popolo riempiendo quel vuoto storico programmato dai politici di ieri.


Con Stima
Aniello Esposito