Di Nicola ZITARA
Berlusconi non ha il temperamento del vero politico, dell'uomo di Stato che - indovinando o sbagliando - giudica se stesso in base ai risultati che ottiene il suo governo. Per lui conta apparire bello, riuscire simpatico alla gente. Ciò fino a buttare il suo danaro dalla finestra e a fingersi macho persino nel momento in cui avrebbe bisogno di un sinicupio. In una cosa soltanto somiglia a Mussolini. Entrambi avrebbero voluto nascere della statura di un corazziere. L'apertura alle classi irregolari e indisciplinate in materia commerciale e fiscale, messa assieme a una certa efficienza nel risolvere i problemi d'ordinaria amministrazione, gli hanno assicurato e gli assicurano simpatia e voti, ma la crisi economica che gli è piombata addosso appena rieletto lo ha messo sul letto di Procuste. Per contrastare la disoccupazione, il calo dei redditi e dei consumi, gli USA e i maggiori paesi d'Europa sono intervenuti e intervengono iniettando danaro fresco di stampa a favore delle classi proletarie. Questo danaro lo prendono a prestito su piazza e a livello globale da chi ha soldi, attraverso la vendita di titoli del debito. Ma l'Italia di debito pubblico ne ha già troppo, il nostro debito è uno dei primi del mondo; l'Europa (cioè la Germania) non permette che salga ancora, perché questo farebbe salire i tassi d'interesse dei debiti pubblici degli altri paesi.
Il nostro novello Uomo della Provvidenza senza stivali è nei guai, assieme a tutti noi. Da buon venditore di fumo cerca di cavarsi d'impaccio come può. Al mio paese si direbbe che si 'hianchia, si dà e si sottrae, sfugge, canta ma non suona, proclama che sta facendo, ma ha le mani legate. Quasi fa tenerezza. Cerca d'inventare qualcosa, E' come una canzone credo di Charlot: "Io cerco la Titina, la cerco e non la trovo. Chi sa dove sarà..." Per soddisfare la piazza, rintuzza le accuse di Franceschini, per zittire Eugenio Scalfari, il gran 33 dell'industria automobilistica torinese e modenese, il nostro Berlusca, quatto quatto si è intascato i soldi che l'Unione Europea aveva erogato a favore delle regioni meridionali e li ha destinati a pagare la Cassa integrazione guadagni ai disoccupati appunto torinesi (che poi sono meridionali come noi, e solo trattati con qualche riguardo - o meglio aggregati per il rancio nella caserma in cui si produce il Pil nazionale).
Il governatore della Puglia, Nichi Vendola lo ha smascherato. Bel gesto! Ottima difesa. Siamo salvi. In porta c'è Buffon. I soldi torneranno a domicilio. Forse. Quasi.
I famosi Paladini del Teatro dei Pupi sono detti tradizionalmente Paladini di Francia. Nel nostro caso dire Francia è un pò troppo. Diciamo Piemonte. O magari Veneto e ci ritroviamo.
I nostrani governatori di sinistra (quelli di destra neppure capiscono l'argomento) dovrebbero sapere o forse sanno, perché il meridionalismo, tutto il meridionalismo, quello liberale, quello socialista, quello cattolico, ha arpeggiato sulla tastiera il tema per centocinquant'anni, che il guaio "Sud ↔ Nord" non sta nei soldi che al Sud non arrivano, ma in quelli che dal Sud partono e non fanno ritorno. Per esempio, quando mandiamo nostro figlio professore o ingegnere a cercare impiego a Milano, noi regaliamo a Milano qualcosa come mezzo milione di euro. Atro esempio, se io compro una betoniera da una ditta di Ravenna, gli pago non solo il lavoro che è stato prestato per costruirla, ma anche l'impianto e le macchine del padrone capitalista. Ulteriore esempio, se io canalizzo in banca la mia paga mensile, la banca milanese acquisisce gratis una riserva di capitale. Ma quando vado in banca (sempre milanese) a prestarmi l'importo anche di una sola mensilità della mia paga, la banca milanese si pappa un guadagno. Soldi dei sudici che finiscono ai garibaldineschi Fratelli d'Italia. Viva per sempre il reinventore della paria liberal, Carlo Alberto Ciampi. E viva anche Nichi Vndola. E perché no? pure Agazio Loiero.
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