Un gruppo di compatrioti, che patiscono l'emigrazione in Toscopadana, ha raccolto l'idea da me ventilata di creare un comitato di liberazione nazionale nella parte coloniale d'Italia. La presa di posizione mi spinge a un più attento esame della situazione.
La prospettiva dell'indipendenza credo sia reale, e anche vicina, ma non sarà il frutto di un'operazione patriottica. Immagino (immagino soltanto) che sia già pronto o comunque in preparazione un governo dello Stato separato (una specie di velata dittatura neocavourrista), ad opera delle forze storiche che egemonizzano la Penisola: la Chiesa, la Massoneria, la speculazione bancaria, e, perché no, la mafia siciliana, che fa politica sin dal tempo di Garibaldi a livello romano e oggi milanese. Nell'ambito dell'ipotesi, non so intuire se i sindacati, i partiti della cosiddetta sinistra, la magistratura siano dentro o fuori. A stare alle alleanze in atto, si può dire che se c'è la banca, c'è anche la sinistra; se c'è la sinistra, c'è anche la magistraura.
Questo (ipotetico) governo fantoccio servirebbe a mascherare la continuazione del colonialismo toscopadano, che non si esprime più con le baionette, ma con l'usura. La colonia di consumo paga le merci che importa al loro giusto prezzo, ma, ove le producesse da sé, non solo trasformerebbe i disoccupati in occupati, ma le pagherebbe anche di meno. Comunque il Sud continua a essere uno sbocco commerciale, oggi anche di Francia, Germania e Regno Unito. Il cedimento dei governi regionali e della partitocrazia al federalismo fiscale è un'anticipazione della futura trufffa nazionalfederale.
Il concetto su cui il federalismo stronzobossista si fonda è un imbroglio (vedere nota in Fora... su internet "La Beffa del federalismo fiscale).
Volendo parlare d'indipendenza (vera) bisogna chiarire che Sardegna, Sicilia e Napolitano, avendo una storia diversa, non presenterebbero istanze finali convergenti. E' un'esigenza di chiarezza immaginare da subito tre Stati nazionali e sovrani, che al massimo potrebbero avere in comune la moneta, la banca centrale e il confine daziario. In pratica potrebbero decidere una zona di libero scambio. Tutto il resto - esercito, polizia, pubblica amministrazione, etc. - sarebbe esclusivo.
L'ipotesi di tre Stati non sarebbe contraddetta dalle dimensioni delle tre realtà nazionali, in quanto la piccolezza dei numeri demografici e territoriali viene colmata da tre storie antichissime, le più antiche in Occidente, precedenti la nascita dell'Ellade.
Al tempo del governo borbonico - allorché si manifestò con violenza più volte, fino a preparare il successo garibaldino e toscopadano - l'indipendentismo siciliano era già antico di secoli, ed era inteso come un lotta di liberazione nei confronti di Napoli. Ebbe poi un episodio militare antiunitario nel 1944-45 che portò allo Statuto speciale siciliano. Una conquista buttata al vento, o forse è meglio dire nell'immondizia.
Anche il Sardismo ha una storia lunga di resistenza anticoloniale verso i Savoia e il Piemonte sabaudo e in seguito verso la Repubblica costituzionale e resistenziale (nordista). Nel 1948, la regione Sardegna ha avuto anch'essa uno statuto speciale, ma il passo avanti si è tradotto in due passi indietro.
Il Napolitano è allo stesso tempo unitario e antiunitario. L'identità italiana è forte fra i piccoli borghesi dell'ex capitale. La città di Napoli è unitaria per consuetudine secolare. L'unitarismo affonda le radici nella cordata culturale che lega sin dal Rinascimento le borghesie urbane di Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano e Padova. Nel decennio 1860-1870 essa voltò la faccia all'insurrezione antiunitaria delle province e preferì la subordinazione all'indipendenza. Ancora oggi Napoli è la città più garibaldinesca della Penisola.
Il neoborbonismo dei meridionali si è sviluppato negli ultimi quindici anni in seguito all'intimeridionalismo di Stronzobossi. Da quel che si vede, è più un'etichetta per inserirsi nella partitocrazia regnante che un movimento. Più un vestito della domenica che una tuta da lavoro. Esiste sulla base di comitati locali dispersi a pelle di leopardo sul territorio della Penisola. I suoi progetti politici sono minimalisti.
Ben diversa, in tutte le tre aree, è la situazione nel campo degli studi sul passato, che sono alquanto avanzati sia per merito di studiosi isolati sia per merito di ricercatori universitari. Manca però una riproposizione delle malefatte perpetrate dal Regno d'Italia e dalla Repubblica Italiana nei 150 anni di unità. Nonostante che il meridionalismo, politicamente, sia stato un'illusione - o forse peggio un alibi - esso tuttavia, tra il 1870 e il 1970, ha prodotto analisi di alto livello.
Il fallimento del meridionalismo, nelle sue versioni di liberale, cattolico e socialcomunista, dovrebbe suggerire che esso non ha mai aggredito il nodo che tiene tutto il resto: l'unità nazionale. Se ciò è esatto, la funzione di un comitato di liberazione nazionale consisterebbe nel far convergere le aspirazioni politiche di classe - liberismo, cattolicesimo, socialismo, nazionalismo, ambientalismo, volontarismo - nella struttura di uno Stato indipendente. Per cui la decisione sui rapporti sociali e lo scontro di classe sarebbero rimandati.
La mia opinione è che la nascita di questi nuclei politici caratterizzati debbano precedere la nascita del comitato nazionale di liberazione. Essi potrebbero mettersi alla prova già nell'attuale sistema. Per dirne solo qualcuna, gli emigrati potrebbero partecipare alle elezioni locali dei luoghi d'immigrazione per assicurarsi una migliore accoglienza e più rispetto; gli ambientalisti dovrebbero occuparsi del mare e dello scempio che stanno facendo i sindaci e gli operatori turistici; i socialisti hanno davanti a loro il problema del lavoro poco remunerato; gli agricoltori dovrebbero incalzare la comunità europea, che in materia di agricoltura fa chi figlio e chi figliastro. Etc. etc. senza però mai cadere nella rete del sindacato italiano, del partito italiano, del governo italiano, della massoneria italiana, della chiesa italiana, della nazionale di calcio italiana, della scuola italiana, e consimili gas soporiferi, che ci hanno costantemente allontanato da un risultato.
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