E' con immensa stima, gratitudine ed orgoglio che pubblico sul mio blog la lettera ricevuta da chi ogni giorno lotta contro la camorra, un eroe che non cerca gloria, e non ne riceve.
Ciao Nello
tu mi conosci, di solito mi piace ascoltare; sarà per deformazione professionale, sarà per carattere, ma difficilmente riesco a dire, preferisco ascoltare, e magari attentamente.
Però oggi no. Leggo troppe cose e devo dire la mia.
Saviano è comparso nelle nostre vite così all'improvviso; ci ha raccontato cose che sapevamo già; le conoscevamo a menadito; era da quando siamo nati che abbiamo vissuto questa questa vita, fatta di tante controversie, di tanti soprusi, di tanta camorra, di tanti politici corrotti, di tanti amministratori amministrati, eppure un centinaio di pagine romanzate hanno sconvolto quella che era la nostra quotidianità.
Conosco Nello da anni, anzi da sempre, sono anche io del napoletano, vivo anche io le sue realtà, le stesse che Saviano racconta nel suo libro. Certo che non avevamo assolutamente bisogno che un trentenne mettesse in pericolo la sua vita raccontando quanto già tutti avevano sotto gli occhi; non avevamo nemmeno bisogno che i suoi racconti molto ben pagati riuscissero a destare l'opinione pubblica e a far arrivare l'attenzione del Governo centrale sulla dura realtà campana, ma qualcuno doveva pur farlo. Anzi magari si riuscissero a trovare tanti altri giovani così coraggiosi, da mettere a dura prova la loro esistenza pur di dire la loro sul male campano.
Pochi sanno realmente le vere ramificazioni della camorra dove arrivano, eppure tutti si sentono in grado di dire la propria opinione. Così come molti si sentono in dovere quasi di criticare questo giovane scrittore. E' vero che come lui ce ne sono altri molto meno ben pagati, ma è bello che esistano.
Ve lo posso garantire. E ora capirete il perchè.
Io sono tra quei pochi, circa 20, che in primissima persona hanno partecipato fattivamente alle indagini sulla ben tristemente nota faida di Secondigliano, quella che Saviano molto bene romanza nel suo libro; in prima persona insieme al mio gruppo di pochissime unità, abbiamo catturato i fratelli Di Lauro (Cosimo – passato agli onori della cronaca per la sopra menzionata faida – e Vincenzo) e del loro genitore Paolo Di Lauro, al secolo Ciruzzo o' milionario; ma qui a Napoli non si sono riviste le stesse scene di gioia e festa che i giovani siciliani hanno saputo esprimere quando i colleghi poliziotti hanno catturato la belva, così lo definirono, Brusca. E nemmeno si sono visti quegli striscioni inneggianti alla sconfitta della mafia visti all'epoca della cattura di Provenzano. Forse i napoletani non avevano nulla da festeggiare con la cattura di un boia e di una dei capi storici della camorra???
Queste sono cose che lasciano il segno, insieme a tante altre ancora; tipo quelle che ogni mese con il nostro stipendiuccio da impiegati (1500 euro circa + le circa 20 ore di straordinario pagabili) dobbiamo affrontare. Certo, meglio di chi non lavora proprio o peggio ancora lavora mal pagato, ma nulla a confronto di quanto riesce a guadagnare il nostro amico (la scorta gliela garantiamo noi) Saviano, che certo di tanta pubblicità gratuita, è comunque sempre sulle prime pagine di giornali e riviste di mille paesi. Lavora molto bene il suo editore.
Si è vero, Saviano è riuscito a raccontare quello che nessuno ha mai detto, è riuscito a farci ricordare che i casalesi investono nelle redditizie attività delle loro industrie del nord Italia i proventi delle illecite attività che noi campani riusciamo a permettergli con i nostri silenzi. E' quindi logico che Saviano, rompendo gli equilibri, rompendo il muro del silenzio e dell'omertà, debba pagarla. Ma allora, perso per perso, perchè non reinveste anche una piccola parte dei suoi guadagni per un piccolo centro di recupero per giovani disagiati, magari proprio a Casal di Principe? Troppo?
Perchè sia chiaro a tutti, non ce l'ho affatto con Saviano, che ben raccoglie e romanza tranci di informative e rapporti giudiziari, di intercettazioni ambientali e telefoniche, e altrettanto molto bene riesce a raccontarli a persone che nemmeno avevano realmente idea di cosa potesse essere mai il cancro camorra.
Dico solo, e qui non vogliatemi male, che ha ragione un certo ministro della Repubblica Italiana, e per di più con la cravatta verde, quando dice che Saviano non è il simbolo anticamorra, ma uno dei simboli. L'anticamorra sono i tanti carabinieri e poliziotti che, rischiando la vita per poco più di 1500 euro al mese, e non per svariati miliardi delle vecchie lire come qualche scrittore, mettono realmente in gioco la loro esistenza quotidianamente; l'anticamorra è un prete lasciato solo in un quartiere della camorra, e costretto ad andare via per chissà quale vero motivo; l'anticamorra siamo tutti noi che potremmo essere capaci di essere vero simbolo per chi non crede possibile nessun cambiamento.
Non ho le profonde conoscenze che mostrate su questo blog sulle origini del Regno delle due Sicilie, non credo di poterne avere, ne credo che realmente possa mai interessarmi un così ampio discorso socio-politico-culturale, ma qualunque siano le origini che ci hanno portato ad oggi, credo che la camorra non faccia del bene a nessuno, e raccontarla possa essere non solo un'esigenza, ma una reale necessità, non perchè si possa emulare, come fa qualche giovane che mette le foto del giovane capo camorra sul cellulare, ma perchè si possa evitare, combattere, eliminare magari. Ma stare zitti no.
Saviano è solo un esempio di quanto i giovani napoletani possano essere in grado di dire la loro. E come i napoletani così anche i siciliani, i calabresi, i pugliesi, tutti con i loro prodotti tipici locali, nessuno può considerarsi immune, neanche quelli che chiamate Padani, Sabaudi, filo Savoia, o altre cose del genere. La camorra, le mafie, vanno raccontate e non mandate nell'oblio, se poi raccontando raccontando si riesce a guadagnare fior di euro, ben venga, a dispetto della capacità imprenditoriale che qualcuno del nord ci accusa di non avere.
Scusate infine se per ovvie ragioni non mi posso firmare liberamente, basterà un acronimo per poter dire che anche io ci sono.
Otello
6 commenti:
Grazie per le tue parole, Otello! Forse, in questa intricata discussione su Saviano, ci hai aiutato a guardare in maniera più distaccata, e quindi obiettiva, la sua vicenda umana, prima ancora che professionale. Grazie anche per il lavoro che svolgi, nonostante le tante difficoltà!
Sono d'accordo con te e con chiunque pensi che Saviano, seppur la sua narrazione non abbia tenuto conto dei motivi storici di questo stato di cose, sia un giovane da stimare perchè ha avuto coraggio nel denunciare il marcio che c'è e che tutti accettiamo come fatto in-scindibile dalla nostra realtà (chiedo perdono a Nello e ai suoi lettori se nemmeno io mi preoccupo di richiamare possibili cause storiche che essi conosceranno certamente meglio di me...). In Italia funziona così, purtroppo. E anche qui da noi! Moggi gestiva il calcio: tutti sapevano, però... I politici rubano: tutti sanno, però... La camorra è nelle pieghe della nostra città: tutti sanno, però... Quando avevo 18 anni e mi fu rapinato il mio primo motorino ero certo di poterlo riavere perchè tutti sapevano, però...
Forse è questo il nostro problema (o uno dei...). Liquidiamo il tutto con una semplice scrollata di spalle e ci diciamo che è sempre stato così e così sarà per sempre. Sinceramente, non mi preoccupo se ci viene fatta cattiva pubblicità. Piuttosto, ringrazio chi riesce ad orientare le luci, in un modo o in un altro, verso la mia terra troppo spesso dimenticata. Non solo e non tanto dalla politica nazionale, quanto dalla stessa gente che la abita!!! Se amassimo veramente la nostra terra, sapremmo come tutelarla, curarla, valorizzarla... Spero di non aver scandalizzato nessuno con questi miei pensieri dei quali sono sempre più convinto, soprattutto ora che sono costretto ad emigrare...
Caro "Otello",sono Orazio Vasta,faccio il giornalista a Catania e dintorni,dove,come tu ben sai,la mafia di Nitto Santapaola e compari ha dominato e continua a dominare sulla città e dintorni.Eppure,fino alla metà degli anni '80,a Catania,il potere politico ed economico-con il tacito consenso della chiesa cattolica-sosteneva che "la mafia a Catania non esiste,forse a Palermo,forse...". Intanto,il boss Nitto Santapaola,seppure ricercato per omicidio,se la spassava in città.Pippo Fava,giornalista e scrittore,sostenuto da un gruppo di giovani e giovanissimi giornalisti- personalmente ho conosciuto Pippo un anno prima del suo assassinio-rese pubblico quello che tutti a Catania e dintorni sapevano da sempre!Ma,fino ad allora,nessuno aveva pubblicato una sola parola sulla presenza di Cosa nostra a Catania e dintorni...In Campania tutti sapevate dei casalesi e delle loro porcherie,ma prima di "Gomorra",questi mafiosi,i camorristi casalesi-sembravano non esistere.Ora,con Roberto Saviano,tutti "scoprono" la violenza dei mafiosi casalesi!
Caro "Otello",se Roberto non darà in beneficenza un solo centesimo dei suoi soldi incassati con i leggittimi diritti per la vendita
di "Gamorra" e del film sono affari suoi.A me,personalmente,non interessa.E ciò, non sposta una sola virgola sulla verità che Saviano ha dato un notevole contributo al risveglio delle coscienze nella lotta contro la Camorra:"Sinceramente-ha scritto "megliovincenzo"-non mi preoccupo se ci viene fatta cattiva pubblicità. Piuttosto, ringrazio chi riesce ad orientare le luci, in un modo o in un altro, verso la mia terra troppo spesso dimenticata. Non solo e non tanto dalla politica nazionale, quanto dalla stessa gente che la abita!!! Se amassimo veramente la nostra terra, sapremmo come tutelarla, curarla, valorizzarla...".
Ecco!Caro "Otello",un'altra verità è che dalle nostre parti quando si denuncia la presenza della MERDA MAFIOSA si innesca una sorta di meccanismo suicida:Saviano infanga la Campania,come Fava infangava la Sicilia!
Caro "Otello",lo stesso Nello-che stimo come un fratello-è vittima di questo "meccanismo"...Non significa che Nello è filo-camorrista,assolutamente NO! Significa,che in tanti devono razionalizzare questo grande amore per la propria Terra,per non rischiare-come accade-di sentirsi offesi da un Saviano che chiama le cose con il loro nome.
Caro "Otello",concludendo,senza retorica,ti RINGRAZIO per il tuo impegno nella battaglia contro i mafiosi.Conosco personalmente poliziotti impegnati a Catania nella tua stessa battaglia. E,ogni volta che catturano mafiosi e soci,mi sento più libero!
GRAZIE "OTELLO"!
Orazio Vasta
Giusto per essere più chiaro ed evitare fraintendimenti: NON SONO PER NIENTE OFFESO DA SAVIANO, ANZI!!!
"Sinceramente, non mi preoccupo se ci viene fatta cattiva pubblicità. Piuttosto, ringrazio chi riesce ad orientare le luci, in un modo o in un altro, verso la mia terra troppo spesso dimenticata. Non solo e non tanto dalla politica nazionale, quanto dalla stessa gente che la abita!!! Se amassimo veramente la nostra terra, sapremmo come tutelarla, curarla, valorizzarla...": con questa frase, che anche Orazio Vasta ha evidenziato, volevo dire proprio questo.
Scusate se faccio questa precisazione, ma non ho capito -mea culpa- se Orazio mi cazziava o concordava con me... ;)
Caro Vincenzo,scusami se ,forse,non sono stato chiaro.Ho evidenziato il tuo pensiero... perchè la penso esattamente come te.
Cordialità. Orazio Vasta
Egregio sig.Orazio Vasta
Innanzittuto vorrei precisare che il suo pensiero sulla criminalita' organizzata e' pienamente condivisibili, e' vero, le mafie hanno paura dei riflettore e ben vengano i vari Saviano che porta alla luce uno dei cancri che affligge le nostre contrade.
Ma e' anche giusto dire che il romanzo di Saviano viene (come al solito) strumentalizzato dai media e da questo stato antinapolitano facendoci apparrire tutti come camorristi, mafionsi e delinquenti e facendo passare il nostro popolo da vittima di questo sistema PARASTATALE a complice. Ebbene io mi chiedo e Le chiedo ma che opposizione puo' fare un popolo che si trova a vivere in uno Stato che e' venuto a patti fin dalla sua "unita'" con queste organizzazioni criminali, siamo un popolo che da 150 e' sottomesso sia ai traditori delle propria terra come i camorristi e i mafiosi, che a questo Stato colonizzatore. Il Nostro riscatto passa dal recupero della memoria storica con essa possiamo credere di nuovo in noi stessi e scrollarci di dosso quel marchio di inetti di fannulloni di incapaci di camorristi che questo stato ci continua ad imprimere adosso.Quindi ben venga Saviano ma RICORDIAMOLO A TUTTI NOI SIAMO LE VITTIME DI QUESTO SISTEMA A SCANSO DI EQUIVOCI.
Con immensa stima
Nicola Longobardi
P.S. Per quanto concerne il "tacito consenso della chiesa..." il Vorrei RicordarLe il discorso di Giovanni Paolo II a Siracusa.
Caro amico,purtroppo non conosco il tuo nome,pienamente d'accordo con la tua analisi su mafia-strumentalizzazioni e memoria storica. Per quando riguarda il tacito consenso di cui ha goduto la mafia a Catania-e non solo-da parte della chiesa cattolica,credevo di aver contestualizzato il periodo storico. Fino alla metà inoltrata degli anni '80,la chiesa catanese non ha speso una sola parola nei confronti dell'assfissiante presenza della mafia.In quel periodo,i killer mafiosi erano in attività permanente,i negozi del centro città saltavano in aria,i boss mafiosi non perdevano occasione per partecipare in modo eclatante alle processioni di Sant'Agata...ASSOLUTO SILENZIO OMERTOSO DELLA CHIESA CATTOLICA!...Con l'arrivo a Catania dell'arcivescovo Luigi Bommarito molte cose sono cambiate...ma,non dimentichiamo che nel frattempo Santapaola aveva fatto eliminare il giornalista Fava e l'ispettore di polizia Lizzio...Ma,con il pontefice Giovanni Paolo II,la chiesa cattolica ha liberato in Sicilia gran parte delle energie di contrasto allo strapotere mafioso. A Catania,Padre Salvatore Resca,con l'associazione laica CittaInsieme,n'è la massima espressione.Altri sacerdoti hanno alzato il VERBO contro i portatori di morte,che pretendevono di essere anche i custodi del Sacro Sacramento! Oggi,quindi,il colpevole silenzio della chiesa cattolica è stato spezzato...
Cordialità,Orazio Vasta
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