lunedì 2 marzo 2009

INDIPENDENZA... ELETTIRCA

Energia elettrica per 6400 Mw (il 25% del consumo italiano), a tanto ammonta la stima produttiva delle quattro centrali nucleari EPR ( acronimo di reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata – le centrali di terza generazione), che saranno realizzate in Italia, grazie al programma messo a punto dal Governo Berlusconi.

La progettazione e la realizzazione dovrebbe essere a carico di una joint-venture italo-francese tra la Enel e la Edf, benché l’ENEL avrà la maggioranza del controllo e dell’esercizio, toccherà infatti al gruppo italiano la fetta più consistente dell’energia ritirata (quindi anche la società francese beneficerà di una parte dei 6400Mw prodotti in Italia).

Oltre che discutere sulla efficienza o sull’ecologia che tale programma comporta per lo sviluppo dell’italia, è bene concentrarsi anche sugli aspetti secondari.

La penisola italica non possiede riserve di Uranio, per lo più concentrate in Australia e Kazakistan, quindi dovrebbe, come la maggior parte dei paesi, importare il fondamentale elemento, organizzando movimentazioni dispendiose e per l’aspetto logistico, e per l’aspetto sicurezza. Uno dei motivi che stanno portando gli USA ad una silenziosa politica contraria alla diffusione del nucleare, è proprio per evitare rischi di proliferazione di armamenti nucleari, ed un carico che fa gola a troppe persone può essere intercettato in qualsiasi parte del mondo. L’italia è preparata per affrontare problemi sulla sicurezza di questa entità?

L’ENEL al fine di ridurre l’indebitamento, ha programmato cessioni di attività per 5 miliardi di euro, come la rete elettrica di alta tensione, la rete GAS, o una quota sulla ricerca delle fonti di energia alternativa. La rete elettrica è già stata ceduta a TERNA per 1,152 milioni di euro. Da qualche tempo proprio la rete di distribuzione è stata tirata in ballo dal governo leghista, che con il decreto anticrisi ha diviso l’italia in tre macroaree. Secondo le previsioni il rincaro sull’energia elettrica in Sicilia potrebbe raggiungere il 20% e sfiorare il 30% in Puglia.

Questo accresce l’opinione pubblica di assoggettamento alle forniture provenienti dal nord italia, così come già succede per le altre risorse, imposizione di idee che avallano tacitamente l’applicazione di distinguo economici da parte della lega.

Questa consapevolezza alimenterà il programma nucleare e questo troverà certamente il consenso dei meridionali “vogliosi” di sviluppo per la collocazione di una o più centrali nel nostro territorio, già martoriato, come nel caso della Basilicata, con la giacenza delle scorie delle vecchie centrali nucleari dimesse.

Ma il territorio del Sud Italia, ha veramente bisogno dell’energia prodotta nel nord italia?

Come si evince dai dati ufficiali estratti dal sito TERNA, si può notare che l’energia elettrica prodotta nel territorio meridionale è superiore a quella consumata, quindi non esiste una condizione tecnica di assoggettabilità al resto della nazione.

Condizione solo tecnica, dal momento che tutti gli impianti sono di proprietà di società residenti nel Nord Italia.

Ma dai dati si può capire anche che l’energia elettrica è per la maggioranza prodotta da centrali termoelettriche (91.61% sul totale dell’energia prodotta), questo significa oltre che inquinamento atmosferico, anche dipendenza produttiva ed economica dal mercato instabile degli idrocarburi.

Poi la politica distorta che riduce gli investimenti e blocca le installazioni o ricerche sulle fonti di energia rinnovabili, confina ad un misero 3,54% di energia prodotta dall’eolico, ed un 0,01% dal fotovoltaico.

Queste considerazioni portano al dubbio sull’effettiva utilità e necessità di realizzare centrali elettriche nucleari, a discapito dell’utilizzazione di fondi sulla ricerca di energia prodotta con elementi che hanno un più facile reperimento, e si spera una lunga giacenza il sole e il vento.

Nello Esposito

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