venerdì 27 marzo 2009

Simboli luoghi e date.

Quello che ci rende diversi rispetto alla moltitudine di partiti politici nazionalpadani, è la nostra identità, scaturita dalla consapevolezza della nostra storia.
Ma può un identità fare breccia nelle coscienze corrotte del popolo meridionale?
Oggigiorno i 20 milioni di meridionali sono afflitti da problemi che sicuramente non lasciano spazio alla ricerca d un identità perduta o mai avuta.
La mentalità del voto di scambio diffusa dai partiti nazionali per trovare i favori (ed i voti) di un popolo, ha favorito uno sviluppo dell'apoliticità e di un senso di antistato nel mezzogiorno, questo preclude una qualsiasi forma di assimilazione di ideali puri.
Non può esserci spazio per chi non parla di assegno di disoccupazione, di aiuti alle imprese, per chi non promette niente di concreto ad un popolo affamato di solo assistenzialismo.
Questo non deve sconfortare chi lotta per il recupero dell'identità di un popolo, che se per ora vive concentrandosi sulle diversità fra i suoi simili, credendo di proporsi ad una massa che recepisce con facilità consapevolezze che parlano di revisionismo storico, di un unità nazionale sbagliata, e di un invasione del Regno delle due Sicilie, ma non è così, fuori dal nostro mondo c'è gente che vive la propria quotidianità con una scala di priorità diversa da quella di noi duosiciliani.
Non si sconfortino chi alle sue conferenze vede sempre lo stesso gruppo di uditori, benchè questo stia crescendo grazie agli ultimi mezzi di comunicazione di massa, non si sconfortino chi alle celebrazioni per la ricorrenza di date sempre tristi per noi, vede la mancanza di partecipazione da parte dei cittadini, facendo fede sempre e solo sulla partecipazione dei fedelissimi provenienti da tutto lo stivale, non si sconfortino chi ha provato a buttarsi nel mondo politico credendo di spaccare il mondo, ricevendo solo poche centinaia di voti.
Noi, i duosiciliani, abbiamo a differenza di tanti partiti politici nazionalpadani, qualcosa che loro non possono avere o comprare.
Abbiamo SIMBOLI, ognuno di noi, ha nella propria casa la bandiera del Regno delle Due Sicilie, questa ha generato per ispirazione di simboli o nomi tanti altri simboli che contraddistinguono i movimenti meridionalisti.
Abbiamo i LUOGHI, Casalduni, Pontelandolfo, Gaeta, Civitella, e tante altre città che durante l'invasione da parte delle truppe Sabaude/massoniche/mercenarie si sono contraddistinte per la loro resistenza agli invasori, o altri luoghi che per la loro eccellenza dimostrano ancora le meraviglie che i Borbone furono capaci di realizzare nelle loro amata nazione, come Napoli, San Leucio, Caserta, Castellammare di Stabia, Scafati, Messina, Palermo, Catania... abbiamo luoghi che sono intrisi della meravigliosa storia del Regno delle Due Sicilie.
Abbiamo le DATE, queste purtroppo sempre riferite a stragi o ad eventi delittuosi, che sanciscono la sofferenza e la prepotenza che la nostra nazione, le Due Sicilie, ha subito durante l'invasione.
Questi tre elementi, sono la base per la nostra identità, ma non devono rappresentare i nostri limiti, dobbiamo saper guardare al di fuori di questa nostra identità, dobbiamo saperci porre alla massa, che è ignara di SIMBOLI, LUOGHI E DATE, dobbiamo comprendere che i nostri problemi, e le nostre lotte non sempre coincidono con quelle del popolo meridionale.
Senza irridere di niente e di nessuna delle iniziative volte alla diffusione dell'identità, credo che dobbiamo evolverci, senza forzare la mano ad improduttive alleanze.
Questo mi porta alla discussione nata da qualche giorno sul sito dei Comitati due Sicilie, intitolata Federazione di movimenti meridionali.
Noi dei comitati, siamo, nel corso di questo ultimo anno, cresciuti senza paura di essere contraddetto, di numeri e qualità, questo cammino porta alla proposta di Zangari e Longo, che sicuramente rappresenta un logico proseguire di un discorso che forse da trent'anni a questa parte non era mai stato fatto o recepito. Non perchè lo facciano i CDS mi aspetto che venga accolta l'iniziativa di federalizzare i movimenti meridionali, anzi sono convito che l'invito si perderà nelle pagine del sito.
Questa è la cosa sconfortante, l'aggrapparsi a parole scritte per criticare chi si impegna, io personalmente credo che dobbiamo ricercare i punti di unione anziché sottolineare quelli che ci dividono.
Nello Esposito

Sul bicentenario della nascita del generale Cialdini

Ricevo e pubblico la lettera che Andrea Casiere ha inviato al Corriere
ambasciatore Romano,recentemente il comune di Castelvetro nel
ha deciso di celebrare,in occasione dei duecento anni dalla nascita,
il Cialdini con conferenze e convegni dichiaratamente apologetici
del controverso personaggio.Sono ormai numerosi gli storici che,con
documentazione cavillosa,mettono in discussione molti aspetti della vulgata ufficiale storiografica sul cosiddetto Risorgimento italiano .Sicuramente il
generale Cialdini di infausta memoria per noi meridionali ha rappresentato il volto
cinico,brutale e sanguinario della conquista garibaldina e piemontese del
Regno delle Due Sicilie e quindi non meritevole affatto di tanti onori e
riconoscimenti pubblici.
Porgo a Lei i piu cordiali saluti
Andrea Casiere
Napoli

Crisi bancaria o crisi di tutto il sistema?


Di Nicola Zitara

Se la Cina rifiuterà di accordare dell'altro credito agli Stati Uniti l'organizzazione sociale che conosciamo finirà dovunque. Nonostante il grande sviluppo delle relazioni civili il mondo in cui viviamo dal 1945 si è fondato sulla forza delle armi, sugli aerei supersonici, sulle portaerei da 100 mila tonnellate, sui sommergibili nucleari e sulle bombe atomiche americani. Gli Stati Uniti hanno imposto la pace al mondo - la pax americana - usando il deterrente della loro superiorità militare. Il deterrente è tuttora efficace, lo sarà - è presumibile - per un decennio ancora, e però invecchia e non viene rinnovato. Questo deterrente è stato messo in piedi con i soldi di tutta l'umanità, attraverso l'emissione di carta - il dollaro - che tutti abbiamo accettato. Quando abbiamo usato le parole "impero americano" non abbiamo inteso qualcosa che somigliasse alle legioni romane o alla Grande armata di Napoleone, ma alla funzione strategica del deterrente messo in piedi dagli USA. Oggi, però, la fiducia nel dollaro non solo vacilla, ma scivola. Nella misura in cui la tassa universale racchiusa nel dollaro si riduce, si riducono anche le spese americane in armamenti.

Non so se sia un bene o un male, ma le cose cambieranno. Personalmente sono pessimista a riguardo. Il passato insegna. Non ci sarà una via indolore al cambiamento. Chi vivrà tanto da assistere al declino del sistema attuale, in un modo o nell'altro, pagherà di persona. Sono propenso a dire che sarà inevitabile, e che il prezzo potrebbe essere ancora più salato, se gli Usa si metteranno a svendere gli armamenti in magazzino, come ha fatto la Russia nel ventennio trascorso. In tal caso altro che mafie libere trionfanti, la pressione delle masse povere sulle nazioni benestanti potrebbe assumere una forma diversa da quella che oggi vediamo.

Pessimista sì, ma non cieco alla speranza nell'uomo. La speranza va riposta su due eventualità, o meglio in due possibili conquiste della ragione e del sapere. La prima è più scorrevole. Riguarda i progressi che potrebbero intervenire nella produzione di novità tecnologiche di portata universale nel campo dell'elettricità e dei combustibili che, riducendo i costi di produzione, possano innalzare le condizioni di esistenza generali. Penso a qualcosa di simile al passaggio dal veliero alla navi a vapore, cosa che permise all'Europa di rifornirsi di grano in Canada e in Australia, di assicurare il pane a tutti, o alla celebre elettrificazione delle campagne di Lenin, che in venti anni portò la Russia dalla condizione di impero rurale a quella di impero industriale.

La seconda è più difficile e complessa. Riguarda la trasformazione di situazioni generali dovute alla saggezza. Penso ad esempio all'opera di Carlo Magno e alla creazione del Sacro Romano Impero, che sottrasse alla guerra la riorganizzazione del potere e aprì l'Europa a un avvenire di civilizzazione. Penso soprattutto - in quanto più vicina alla nostra esperienza di vita - alla creazione del Mercato Comune Europeo, che è probabile abbia chiuso per i popoli d'Europa millenni e millenni di guerre, di saccheggi e di sopraffazioni. La crisi attuale non si chiuderà mettendo a posto i conti delle banche o creando un nuovo sistema di pagamenti internazionali diverso dal dollaro e governato collegialmente. La crisi che viviamo è nata con la globalizzazione, la quale ha messo a confronto - un confronto immediato, visibile, comprensibile a chiunque - i poveri e i ricchi del mondo, la dimenticata questione dell'ineguale sviluppo delle nazioni. E' una questione che potrebbe essere risolta nel giro di decenni, se c'è l'accordo, o in due o tre secoli di guerre mondiali, se non ci si accorda. Della questione si occupò papa Woyitla nell'enciclica "Centesimus Annus". Speriamo che l'attuale pontefice abbia una maggiore insistenza del suo predecessore allorché - come promette - la riproporrà

mercoledì 25 marzo 2009

UNA FEDERAZIONE DEI MOVIMENTI MERIDIONALISTI

(di Zangari Emilio e Longo Luca)

Due Sicilie 24 marzo 2009

Crediamo che tutti i Duosiciliani si stiano accorgendo che, forse, il momento è arrivato.

Serve, al più presto, che tutte le persone che hanno a cuore la terra delle Duesicilie si possano riunire e parlare, per cominciare a trovare una via unitaria da contrapporre alla idratazione e alimentazione forzata a cui le altre forze politiche hanno condannato le Duesicilie.

Il federalismo che vogliamo è quello tra tutti i movimenti, le associazioni, i partiti e chiunque pensi che la misura sia colma.

Facciamo si che questa proposta raggiunga tutti quelli che sia possibile raggiungere, dai movimenti e partiti meridionalisti più conosciuti, a tutte quelle associazioni che hanno a cuore la nostra terra, ma anche ai tanti siti e blog che parlano della nostra terra e che hanno a cuore il suo futuro.

Chi crede che insieme si possa vincere, faccia sentire la propria voce, risponda se è d’accordo oppure no, e con chi è d’accordo organizziamo un incontro, (credo che Gaeta sia il posto ideale) che possa dare il via a quel processo che permetterà di unire le forze Duosiciliane che hanno il solo fine della rinascita dei nostri territori.

UNITI SI VINCE

Zangari Emilio e Longo Luca

Comitati Due Sicilie

http://comitatiduesicilie.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1576&Itemid=70

mercoledì 18 marzo 2009

IL PALAZZO REALE? RIDIAMOLO AI BORBONE

Qualche tempo fa, degli inquilini abusivi si sono impossessati di uno dei palazzi più belli di Castellammare di Stabia, lo hanno distrutto, abbandonato denudato di tutte le sue bellezze, ed in seguito alla frettolosa partenza degli abusivi, questo palazzo passò, senza nessuna giusta causa, nelle mani dello Stato italiano e successivamente nei beni gestiti dal Palazzo Farnese (sede del municipio stabiese), l’incuria e la mancanza di idee hanno portato alla definitiva rovina del Palazzo Reale di Castellammare di Stabia.
È chiaro che i Savoia, colpevoli di una invasione del Regno delle Due Sicilie senza nessuna dichiarazione di guerra, macchiarono il loro destino del sangue versato dai tanti che difesero il Regno, e divennero occupanti abusivi del Palazzo Reale di Quisisana edificato da Carlo II D’Angiò.
La storia di oggi ci ripropone una ristrutturazione effettuata senza pensare alla destinazione finale del palazzo reale, in fase di conclusione ed in netto ritardo sulla consegna dei lavori, insomma in chiaro stile italiano.
Inizialmente si era pensato di destinare una parte del palazzo a scuola di restauro, ed un'altra a sede del museo archeologico per far ritornare nella propria città i reperti provenienti dagli scavi che Ferdinando IV diede inizio nella località Varano, museo che potrebbe offrire un incremento del turismo archeologico quasi inesistente nonostante l’importanza delle ville romane presenti in zona.
Belle idee, ma i fondi ci sono?
A quanto pare no, infatti il Sindaco di Castellammare, stava “lottando” affinché il palazzo reale venisse acquisito nei beni le cui competenze ricadono sulla Regione, che a sua volta dopo aver speso i soldi per la manutenzione e le spese derivanti dagli oneri di gestione del personale, passa i suoi beni nelle mani della FINTECNA, società amministrata dal ministero del tesoro con sede a Roma.
Era questo il destino che il sindaco voleva per il palazzo reale?
Certo la Fintecna per Stabia non ha mai fatto niente di incisivo, anzi , vista anche la gestione fallimentare del Cantiere Navale FINCANTIERI (controllata al 100% dalla Fintecna), sembra che provveda a distruggere quanto di buono c’era nella cittadina.
Ora in piena campagna elettorale (mi chiedo quando l’italia non è in campagna elettorale!) spuntano nomi che propongono le più svariate destinazioni per quello che è destinato ad essere dimenticato nuovamente da tutti.
Un albergo di lusso a servizio della clientela VIP del nuovo porto turistico, o un Casinò per entrare in un nuovo circuito turistico.
Tralasciando gli inutili commenti alle proposte, nessuno ha pensato di restituire il palazzo ai suoi legittimi proprietari?
La Real Casa dei Borbone, che nel 1861 fu costretta dalla ferocia massonica ad abbandonare le loro amate terre, dovrebbe ancora oggi essere il regolare proprietaria del palazzo.
Loro che sono attivi in campo internazionale con fondazioni e volontariato, avrebbero idee sicuramente meno vuote e propagandistiche dei politi di oggi.
Nello Esposito

martedì 10 marzo 2009

commenti al posto i 4/5 da realizzare

Pubblico con piacere il commento che ho ricevuto.

Caro Nello,
sono completamente daccordo con quanto hai scritto sul tuo blog.
Quando, qualche mese fa, deluso dalla partitocrazia nazionale, mi sono avvicinato per puro caso al mondo meridionalista e neoborbornico, non pensavo di imbattermi in un ambiente cosi variegato ma pieno di contrasti. Dove ognuno dice di tutto ed il contrario di tutto.
Eppure, visto in che situazione di degrado e di abbandono, versa il nostro amato Sud, non dovrebbe essere così.
Putroppo questo individualismo, è un male che effligge il popolo Duosiciliano da sempre. Infatti, subiamo le conseguenze di tutto ciò, ormai da quasi 150 anni. Da quanto quelli del nord, in barba a qualsiasi diritto internazionale, aggredirono la nostra Patria Meridionale, senza dichiarazione di guerra.
Questo frazionismo, ha portato sin quì ad un limitato sviluppo di tutto il movimento di pensiero meridionalista e neoborbonico. Facendo altresì allontanare. quanti, che come me, avendo avuto un vissuto politico, hanno ritenuto, a causa di ciò, non dare ad essi la loro fiducia.
E' giunto il momento, non più rinviabile e per il bene della nostra causa, che tutti quanti facciano un passo indietro, nel segno di un sereno e costruttivo confronto. E di una ritrovata unità di intenti, volti alla realizzazione di un programma e di scopi comuni e condivisi che portino al nostro fianco quanta più gente possibile.
Realizzare un Movimento Unitario per l'Indipenza delle nostre terre è necessario, se non proprio vitale per la nostra Santa causa.
E'ora di mettere da parte i personalismi ed i distinguo che non fanno altro che allontarci dal raggiungimento del nostro ambito traguardo che non potrà che essere, e lo ripero ancora una volta, l'INDIPENDENZA.
Pur con le nostre differenti culture politiche, ma figli di un comune e glorioso passato, è di un'unica Patria, dobbiamo essere uniti e determinati fino alla vittoria.
UNITI SI VINCE!!!!
Un saluto affettuoso,

Elio Ferrante

sabato 7 marzo 2009

I 4/5 DA REALIZZARE

Molte volte viviamo confronti che restano chiusi nell'interno del nostro cosmo, forte della sola convinzione che la nostra storia sia l'arma vincente per un riconoscimento di una nazione ed il risveglio culturale e identitario delle DUE SICILIE, ma bisogna prendere coscienza della realtà del meridione e dei meridionali che ci circondano.
Su Venti milioni di residenti nelle DUE SICILIE, non a tutti può interessare la nostra storia, e non tutti possono essere concordi con la politica che i Borbone effettuavano nelle loro terre, quindi se davvero il nostro obbiettivo è l'indipendenza o l'autonomia delle Due Sicilie, dobbiamo imporci nei tempi e nei modi a cui i meridionali sono abituati.
Bisogna essere obbiettivi, e trovare un metodo di propaganda che sia valido ed efficace per i modi di assimilare della maggioranza dei meridionali, questo che ci piaccia oppure no significa apparire nella forma di partito, purtroppo l'unico modo di far assimilare la nostra esistenza.
Il nostro fallimento, sta nell'aver creduto che la validità dei nostri motivi, la nostra storia, ed i nostri trascorsi da terza potenza europea, siano stati sufficienti a smuovere l'orgoglio dei meridionali, e realizzare così quella autoproclamazione per volontà popolare della Nazione delle Due Sicilie, ma così non è.
IDENTITA'. Tutta la nostra storia è la base fondamentale per la costruzione dell'identità del movimento, e questo negli anni è riuscito a creare un gruppo di persone, che pur avendo una visione diversa del modo di agire, hanno un unico obbiettivo; questa è la nostra IDENTITA', punto di partenza per la riuscita dell'impresa.
LEADERSHIP, questo è quello che ci manca; Il meridione a chi dovrebbe affidare le proprie sorti? A tanti leader quanti sono i movimenti? L'abbandono della Famiglia Reale, e la loro attuale volontà di non volersi confrontare con la politica corrotta di oggi, ci ha privato di una figura importante, senza la quale un Regno non può essere tale; l'alternativa ad un Regno qual'è se non una Repubblica? Una repubblica è formata da partiti, in genere maggioranza ed opposizione, ma sia l'una che l'altra hanno all'interno della propria struttura una leader, che indirizzi la parte di popolo a cui si rivolge con le proprie idee, i propri ideali;
CONSAPEVOLEZZA DEL PENSIERO DELL'ELETTORATO; Come accennato in precedenza, il nostro campo d'azione è il meridione, e tutti i suoi abitanti. È troppo presuntuoso, pensare di coinvolgere l'intera popolazione, o la maggioranza di esso, in un cambiamento radicale della loro esistenza, imponendo il pensiero “Dobbiamo essere indipendenti perchè lo eravamo 148 anni fa”. Non mi stancherò di sottolineare l'importanza della nostra storia, ma non deve essere l'unica nostra proposta, né dobbiamo fossilizzarci nei nostri ricordi temendo di “svendere i nostri ideali”, il mondo là fuori è afflitto da mille altri problemi per pensare al Re, ci sono molti problemi che aspettano una soluzione, e per ogni problema mille persone che attendono una vita serena, ed ogni persona rappresenta una famiglia, ed è a tutti loro che ci dobbiamo rivolgere, e state sicuri che molti di questi della storia non sanno che farsene, loro pensano al domani!
STRATEGIA. Molte persone, ne hanno validi motivi, si dichiarano meridionalisti da molti anni. In effetti leggendo le singole storie, ognuno di essi ha combattuto la propria battaglia, ed ha avuto le proprie vittorie. Ma allora perchè il meridione è ancora chiamato così e non DUE SICILIE? Non c'è strategia, si sa dove si vuole arrivare ma non si traccia una rotta. Si perde molto tempo, e si sprecano tante parole per attaccare, prendere le distanze o accusare altri meridionalisti, che rispondono per le rime. Il meridione si continuerà a chiamare così finchè non si sceglierà una strategia comune a tutti i movimenti/partiti meridionalisti;
ALLEANZE. Come prima cosa bisogna svestire i panni da battaglia (anche quelli storici) e cercare alleanze interne alle nostre terre, è un discorso vecchio come l'unità d'italia, ma la frammentazione non porterà mai da nessuna parte. Questo purtroppo è il punto la cui concretizzazione rasenta l'utopia.
Nello Esposito

lunedì 2 marzo 2009

INDIPENDENZA... ELETTIRCA

Energia elettrica per 6400 Mw (il 25% del consumo italiano), a tanto ammonta la stima produttiva delle quattro centrali nucleari EPR ( acronimo di reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata – le centrali di terza generazione), che saranno realizzate in Italia, grazie al programma messo a punto dal Governo Berlusconi.

La progettazione e la realizzazione dovrebbe essere a carico di una joint-venture italo-francese tra la Enel e la Edf, benché l’ENEL avrà la maggioranza del controllo e dell’esercizio, toccherà infatti al gruppo italiano la fetta più consistente dell’energia ritirata (quindi anche la società francese beneficerà di una parte dei 6400Mw prodotti in Italia).

Oltre che discutere sulla efficienza o sull’ecologia che tale programma comporta per lo sviluppo dell’italia, è bene concentrarsi anche sugli aspetti secondari.

La penisola italica non possiede riserve di Uranio, per lo più concentrate in Australia e Kazakistan, quindi dovrebbe, come la maggior parte dei paesi, importare il fondamentale elemento, organizzando movimentazioni dispendiose e per l’aspetto logistico, e per l’aspetto sicurezza. Uno dei motivi che stanno portando gli USA ad una silenziosa politica contraria alla diffusione del nucleare, è proprio per evitare rischi di proliferazione di armamenti nucleari, ed un carico che fa gola a troppe persone può essere intercettato in qualsiasi parte del mondo. L’italia è preparata per affrontare problemi sulla sicurezza di questa entità?

L’ENEL al fine di ridurre l’indebitamento, ha programmato cessioni di attività per 5 miliardi di euro, come la rete elettrica di alta tensione, la rete GAS, o una quota sulla ricerca delle fonti di energia alternativa. La rete elettrica è già stata ceduta a TERNA per 1,152 milioni di euro. Da qualche tempo proprio la rete di distribuzione è stata tirata in ballo dal governo leghista, che con il decreto anticrisi ha diviso l’italia in tre macroaree. Secondo le previsioni il rincaro sull’energia elettrica in Sicilia potrebbe raggiungere il 20% e sfiorare il 30% in Puglia.

Questo accresce l’opinione pubblica di assoggettamento alle forniture provenienti dal nord italia, così come già succede per le altre risorse, imposizione di idee che avallano tacitamente l’applicazione di distinguo economici da parte della lega.

Questa consapevolezza alimenterà il programma nucleare e questo troverà certamente il consenso dei meridionali “vogliosi” di sviluppo per la collocazione di una o più centrali nel nostro territorio, già martoriato, come nel caso della Basilicata, con la giacenza delle scorie delle vecchie centrali nucleari dimesse.

Ma il territorio del Sud Italia, ha veramente bisogno dell’energia prodotta nel nord italia?

Come si evince dai dati ufficiali estratti dal sito TERNA, si può notare che l’energia elettrica prodotta nel territorio meridionale è superiore a quella consumata, quindi non esiste una condizione tecnica di assoggettabilità al resto della nazione.

Condizione solo tecnica, dal momento che tutti gli impianti sono di proprietà di società residenti nel Nord Italia.

Ma dai dati si può capire anche che l’energia elettrica è per la maggioranza prodotta da centrali termoelettriche (91.61% sul totale dell’energia prodotta), questo significa oltre che inquinamento atmosferico, anche dipendenza produttiva ed economica dal mercato instabile degli idrocarburi.

Poi la politica distorta che riduce gli investimenti e blocca le installazioni o ricerche sulle fonti di energia rinnovabili, confina ad un misero 3,54% di energia prodotta dall’eolico, ed un 0,01% dal fotovoltaico.

Queste considerazioni portano al dubbio sull’effettiva utilità e necessità di realizzare centrali elettriche nucleari, a discapito dell’utilizzazione di fondi sulla ricerca di energia prodotta con elementi che hanno un più facile reperimento, e si spera una lunga giacenza il sole e il vento.

Nello Esposito