martedì 19 maggio 2009

INDIPENDENZA CAPRESE


“…provo nostalgia per il piccolo mondo antico che si va spopolando … per far posto ad una industria ..” 
Con queste parole pronunciate in un discorso funebre Edwin Cerio Sindaco di Capri nel 1922 salutò il Manfredi Pagano, ed io le rispolvero per salutare una realtà che i giochi politici stanno ammazzando.
L’accanimento verso una persona, titolare di una grande azienda caprese, sta distruggendo quella sensazione di indipendenza che l’isola poteva fino ad ora vantare, se non quella politica ed economica, almeno quella elettrica.
C’è gente sull’isola che si sta battendo per la realizzazione di un elettrodotto tipo xtle, per collegare l’isola di Capri alla rete elettrica nazionale, e forse sono le stesse persone che gioivano quando il 28 settembre 2003 non si accorsero del blackout che colpì l’intera nazione, perché Capri grazie alla sua centrale termoelettrica potè vantare della sua autonomia.
La centrale elettrica è di proprietà S.I.P.P.I.C. ( Società per le imprese pubbliche e private per l’isola di Capri).
La SIPPIC, creata per volontà di alcune persone filonittiane nel 1905, per creare “l’impianto e l’esercizio di imprese elettriche e di qualunque altra impresa pubblica o privata, che potesse giovare allo sviluppo dell’isola di Capri”, la sede legale inizialmente era a Milano, come tutti i soci e fu creata proprio per volontà dei milanesi che avevano acquistato tramite la Società immobiliare alberghi, alcune strutture ricettive (quisisana ed albergo pagano) ed avevano bisogno di tanta energia elettrica per dare un servizio eccellente all’allora crescente turismo, e soprattutto per alimentare la nuova FUNICOLARE (stesso proprietario).
La SIPPIC è sopravvissuta alla nazionalizzazione delle imprese produttrici di energia elettrica del 1962, (che portò alla scomparsa tra l’altro dell’unica azienda produttrice di energia elettrica del mezzogiorno la SME).
Intanto è passata nelle mani di un proprietario del SUD Italia diventando a tutti gli effetti una società caprese a servizio dei capresi.
Ma questa è storia.
Ora che i capresi godono di una indipendenza elettrica(se non si considera l’acquisto del carburante) vogliono REGALARE i loro soldi nuovamente ai milanesi.
I cavi dell’elettrodotto a realizzarsi, saranno prodotti dalla Pirelli Cavi, per esempio, e sarà di proprietà Terna, e porterà energia elettrica prodotta dall’Enel. A queste società andranno i soldi dei capresi, che vedranno probabilmente anche deturpare anche la spiaggia retrostante il porto commerciale (uno dei probabili punti d’arrivo del cavidotto), ed è da coraggiosi o incoscienti sottoscrivere un progetto del genere, ora che l’italia sta diventando un paese economicamente federalista, significa privare i capresi di soldi provenienti da una attività locale, per finanziare, in virtù della legge federale, le casse delle regioni settentrionali che godranno, se pur di una piccola somma, di tasse provenienti dalla fatturazione dell’energia elettrica e dei sottoservizi installati sull’isola di Capri.
Naturalmente non è tutto oro quello che luccica, l’attuale centrale di produzione di energia elettrica sita nel bel mezzo dello skyline portuale caprese, reca un danno enorme alla vista dei turisti ed ai polmoni dei residenti, che sono costretti a respirare i fumi prodotti dalla combustione della centrale, ma la centrale è stata costruita ad inizio del secolo scorso da milanesi, quindi da persone che badavano al risultato immediato a discapito del gusto e di una visione futura di un paese.
Quindi se ci sono soldi da poter investire, è più ragionevole dirottarli sulla delocalizzazione e riconversione di una struttura che garantisca l’indipendenza dalle società settentrionali di produzione di energia elettrica, non lasciamo che la finanza milanese invada per la seconda volta l’isola di capri.
È incredibile poi che la lotta nei confronti della SIPPIC trovi come promotore uno che fino a qualche anno fa voleva trasformare l’isola in un Principato. Ma questi sono giochi politici non hanno un filo logico!
Nello Esposito



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