lunedì 17 novembre 2008

Rìo Mayo


Recentemente, il mio Amico Nicola Bruno, mi ha invitato a riflettere sulla notizia data al TG1 in merito alla spazzatura presente nella Napoli sotterranea.

Devo ammettere che è una notizia che mi è sfuggita come mi capita da una settimana a questa parte, ma la cosa mi fa arrabbiare tanto.

Mi è venuto in mente un passo di un bel libro che lessi tempo fa “Patagonia Express” del mitico Luis Sepulveda:

“[…] Rìo Mayo è una piccola città della Patagonia argentina, perennemente spazzata da un forte vento che arriva dall'Atlantico e che al suo passaggio sulla pampa trascina arbusti di calafate, ciuffi di graminacee con le radici e tutto, e tonnellate di polvere. Normalmente nelle strade di Rio Mayo il polverone nasconde il marciapiede di fronte. Nel 1977, durante la dittatura militare argentina, a un colonnello del reggimento Fucilieri del Chubut venne un'idea geniale - genialità militare, si intende – per evitare riunioni cospirative nelle strade. A ogni angolo, sui pali dell'illuminazione pubblica, installò degli altoparlanti che bombardavano la città con musica militare - scusate se la chiamo musica -, dalle sette del mattino alle sette di sera. Quando l'Argentina tornò alla normalità di un governo civile, le nuove autorità si astennero dal togliere gli altoparlanti per evitare problemi con i militari, e gli abitanti di Rìo Mayo continuano ancora oggi a subire dodici ore al giorno di bombardamento sonoro. Dal 1977 gli uccelli della Patagonia evitano di volare su Rio Mayo e la maggior parte degli abitanti ha problemi uditivi. […]”

La cosa buffa è che nelle Due Sicilie, quegli altoparlanti li abbiamo installati noi con il pagamento del canone RAI e con l’acquisto dei vari quotidiani di matrice sabauda.

In ogni angolo delle nostre strade, in ogni casa ascoltiamo e leggiamo ogni giorno la propaganda diffusa dallo stato invasore, pronta a denigrare, ANCORA OGGI, quella che una volta era la capitale della cultura, e tutto quello che rientra nei confini del Regno ormai scomparso.

Caro Nicola, non credo che dobbiamo lamentarci della musica che trasmettono gli altoparlanti, ma protestare per la loro presenza, fino a che gli uccelli delle Due Sicilie tornino a volare liberi sopra le nostre terre, e lottare affinché il popolo Duosiciliano torni a godere del senso dell’udito, liberi di ascoltare la verità che fino ad oggi gli è stata negata.

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