giovedì 23 ottobre 2008

PRODOTTI A KM ZERO

Abbiamo molte volte affrontato l’argomento prodotti a Km zero, ed altrettante volte abbiamo identificato come principale minaccia dell’economia locale i grandi magazzini e supermercati.
Descriviamo il modo in cui tale minaccia può concretizzarsi verso la nostra economia e verso chi finisce nella rete della GDO credendo di aumentare il loro volume d’affari, e ritrovandosi a veder aumentare solo il loro volume di vendita.

IL CASO PARMIGIANO REGGIANO
L’analisi parte proprio dallo scandalo che ultimamente abbiamo avuto modo di conoscere tramite i media nazionali.
Il Consorzio per la Tutela del Parmigiano Reggiano ha chiesto ed ottenuto che il governo, nella persona del Leghista Zaia, agisca in aiuto dell’economia dei consorziati.
La strategia del Governo – spiga Zaia, è divisa in tre mosse. La prima: ritireremo, attraverso l’Agea, 100mila forme di parmigiano ed altrettante di Grana Padano, che acquisteremo a prezzi di mercato…; secondo passo un tavolo con la GDO per predisporre una campagna promozionale internazionale…; terzo passo, tavolo di lavoro con GDO per soppiantare le promozioni che utilizzano il Parmigiano Reggiano come prodotto civetta, deprimendo così il valore di un prodotto….
Con un rapido calcolo, ed utilizzando il costo del parmigiano all’ORIGINE, arriveranno nelle casse del consorzio circa 28 milioni di euro per una trattativa diretta con il ministro zaia.
Il consorzio già da tempo soffre una profonda crisi interna, che ha portato alla diminuzione dei caseifici consorziati e di conseguenza una riduzione della produzione di forme di formaggio, questa operazione governativa dovrebbe portare ad una riduzione delle giacenze nei depositi del consorzio, che associata alla diminuzione di produzione su base annua, porterà all’aumento del prezzo all’origine del prodotto così come auspicato dallo stesso consorzio, aumento che già il consorzio rileva sistematicamente nel periodo di dicembre-gennaio.
Ma dunque da dove arriva la crisi del parmigiano? Certamente come tutte le industrie, risente dell’aumento del costo del petrolio, ma anche dell’aumento dei costi dei mangimi, se si va ad esaminare l’elenco dei fornitori di mangimi si può notare che fra questi vi è anche la CARGILL, di Milano (fuori area consorzio) che fa parte di quel ristretto gruppo di market Maker globali che determina il prezzo del grano nel mondo. Ma non sono solo questi i MALI del consorzio, questo è solo l’incudine.
L’aumentare in passato dei caseifici consorziati, necessitava di una strategia di marketing mirata a rafforzare il gruppo, e diventare leader nazionale dell’industria casearia che vanta il primato in italia (come fatturato) nel settore alimentare.
Si pubblicizza la bontà del prodotto, e lo si rende prodotto d’alto livello, si crea un mito. Successivamente la proclamazione di Parma a capitale del buongusto ha alimentato e nutrito una pubblicità, questa volta gratuita, del prodotto parmigiano reggiano.
Ormai si era entrati in un circuito nuovo, bisognava aumentare la produzione.
Ma, in italia qualcosa stava cambiando, i supermercati erano in diminuzione, le salumerie in estinzione, nasceva la Grande Distribuzione Organizzata, e questo rappresenta il martello per il parmigiano.

LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
L’esistenza di membri interni alla Distribuzione Organizzata che crescevano rispetto agli altri, mostrava segni di insofferenza, causati dalla necessità da parte dei leader di avere una contrattazione più vantaggiosa con i fornitori, quindi approfittando di queste divisioni interne, l’italia è stata colonizzata dalla Grande Distribuzione Organizzata estera (Francia e Germania), che grazie alla potenza economica hanno realizzato una rete capillare su tutto il territorio nazionale, relegando le piccole catene italiane a nicchie territoriali.
Nascono gli IPERMERCATI.
La filosofia degli ipermercati è “TI VENDIAMO QUELLO CHE NON TI SERVE”, e per attuarla usano prodotti civetta, che promuovono la falsa filosofia +qualità-prezzo.
Il parmigiano reggiano è entrato in questo sistema, ed ha visto lievitare le vendite del suo prodotto a poche Centrali di Acquisto della GDO.
Promuovendo sempre un prezzo più basso, si riduce l’elasticità della domanda, concentrandola in un oligopolio da parte della GDO.
La GDO, da parte sua rappresenta ormai un cliente unico per il Consorzio, e per la legge dell’economia si sa che con l’aumentare della richiesta di un bene diminuisce il prezzo del bene stesso.
Quindi il Parmigiano reggiano si è trovato fra l’incudine dei fornitori e il martello dei clienti.
Se questo lo si confronta con quanto relazionato sul rapporto FEDERALIMENTARI – ISMEA del 2007, dove nella proiezione al 2015 si legge:
“Per i prodotti lattiero-caseari, contemporaneamente ad una crescente produzione nei paesi emergenti (Cina e India), nel periodo recente si è osservata una riduzione dell’offerta e degli stock nei paesi Ocse. Tale flessione è da imputare a cause sia strutturali ( riforma della politica di settore Ue), sia congiunturali (riduzione della mandria in Australia, provocata dalla siccità). In tale contesto, si è osservata una forte tensione sul mercato mondiale, con prezzi in aumento per burro e latte in polvere nei principali paesi produttori (Ue, Australia, Nuova Zelanda). Dato il perdurare dello squilibrio tra offerta e domanda, previsto nel medio periodo, i prezzi dovrebbero continuare a mantenersi su livelli particolarmente elevati”
Si comprende che il marcio è nella GDO.

LE MINACCE DELLA GDO ALLE AZIENDE DUOSICILIANE
Dallo stesso rapporto, (Federalimentare-ISMEA) si legge che nel Sud si riscontra una riduzione delle imprese agricole di circa il 12%, contemporaneamente si assiste ad un processo di ampliamento della dimensione aziendale media, ed è aumentata anche la produzione.
Dalla relazione Federalimentare sull’export del mezzogiorno nel 2004, si desume che “l’export dei prodotti agricoli del Sud Italia, (della Puglia Principalmente), sono largamente superiori a quella dell’industria alimentare locale, sottolineando la forte vocazione agricola delle regioni, e ne evidenzia la potenzialità. Una filiera regionale più equilibrata porterebbe infatti una maggiore valorizzazione dei prodotti dell’agricoltura locale, e la trasformazione arricchirebbe certamente il tessuto economico, rendendo inoltre più articolati i flussi di esportazione.”
Quante volte nei supermercati, Ipermercati nazionali ed esteri, leggiamo sulle etichette, prodotto per X SPA di Milano dalla Y di Messina?
Pomodorini, pasta, melanzane, sono prodotti delle nostre terre che sono entrati nel circuito della GDO, e rischiano come il Parmigiano Reggiano di essere schiavi del loro unico cliente che gli imporrà costi, ricavi, giorni di chiusura, produzione minima, isinteressandosi dei costi che l’azienda fornitrice stessa subisce dalle altri multinazionali (Grano, Fertilizzanti, Petrolio).


LE MINACCE DEL GOVERNO ALLE AZIENDE DUOSICILIANE
Non vorrei mancare di sottolineare, l’interessamento del governo leghista ad aziende nel nord, sono altri soldi che arrivano sempre e solo nelle tasche dei toscopadani, alla faccia del fondo di perequazione.
Nelle Due Sicilie co sono aziende, realità produttive, ma anche piccoli produttori, che soffrono la prepotenza della GDO, e l’atteggiamento leghista e toscopadano del governo contribuisce semplicemente all’estinzione dei nostri prodotti.
Ma questo attacco non è certamente solo italiano.
Anche l’europa, prima con le quote latte, e poi con i finanziamenti per le conversioni delle colture agricole (Finanziamenti per la soppressione dei vigneti) favorisce le potenze economiche della GDO Europea, mostrando la filosofia dell’industrializzazione della produzione alimentare, e la conseguente eliminazione delle produzioni tipiche locali.


In passato ho lanciato slogan tipo “Compra prodotti a KM zero” o compra prodotti locali, ora voglio aggiungere:
PER IL BENE DELLE AZIENDE DEL SUD COMPRA PRODOTTI LOCALI COMMERCIALIZZATI DA VENDITORI LOCALI E BOICOTTA LA GDO.
Nello Esposito

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