lunedì 14 aprile 2008

PRODOTTI A KM ZERO

La trasmissione di ieri di Report è iniziata con la Dott.ssa Milena Gabanelli che in studio dice: “Buonasera. Giornata del silenzio e della riflessione, allora proviamo a farla sul serio, per capire cosa possiamo fare per ribaltare un sistema che alla lunga si ritorce contro di noi.”

L’intero programma era dedicato all’uso e consumo di prodotti agricoli sulle nostre tavole. I tanti interventi e servizi ci riportavano a riflettere sulle nostre abitudini alimentari, che in questi anni sono cambiati per colpa dei centri commerciali. Infatti i banchi degli ortaggi e della frutta che i centri commerciali ci offrono sono sempre pieni e forniti di tutti i tipi di prodotti a prescindere dalla stagione.

Se da una parte possiamo permetterci di mangiare una bella coppa di fragole in qualsiasi mese dell’anno, dall’altra contribuiamo ad inquinare costantemente, l’atmosfera per le emissioni dei mezzi di trasporto occorrenti per portare il prodotto dai vari posti del mondo alla nostra tavole.

La considerazione non cambia anche per i prodotti italiani, dal momento che un pomodoro, coltivato in Sicilia, arriva al distributore che lo confeziona a Ravenna per poi passare alla catena dell’Auchan che ha come base logistica Milano, per poi raggiungere un banco di ortaggi nel supermercato di Roma. Totale 2125 Km.

Certo se consideriamo che quel povero coltivatore di Vittoria (Ragusa) DEVE vendere il pomodoro al prezzo IMPOSTO dal distributore, ne deriva che ancora una volta possiamo considerarci COLONIZZATI.

Il messaggio che i servizi realizzati dalla redazione di Report possono sintetizzarsi nei seguenti punti:

  1. i consumatori non sono più abituati a mangiare con i prodotti di stagione;
  2. i prodotti venduti nei supermercati non sono prodotti locali e pertanto il loro trasporto inquina;
  3. il 70% del prezzo dei prodotti in vendita nei supermercati è il costo della filiera;
  4. i prodotti ottenuti con il sistema produttivo industriale, inquinano per il largo utilizzo di fertilizzanti e pesticidi (“… in sostanza ogni volta che viene arato un campo imperconcimato, contribuisci all’emissione di gas serra tanto quanto una colonna di tir);
  5. i prodotti ottenuti dall’agricoltura industriale non hanno le stesse qualità nutritive di quelli ottenuti dall’agricoltura biologica;
  6. l’agricoltura biologica è più economica e meno inquinante di quella industriale;
  7. la grande distribuzione prevede per normativa imballaggi. Tali imballaggi contribuiscono all’inquinamento, all’incremento del costo del prodotto, ed al problema dello smaltimento dei rifiuti.

Sul giornale distribuito ai soci COOP, ad una signora che interrogava l’URP della COOP in merito all’attenzione che i supermercati dedicano al problema dei rifiuti legato alle confezioni dei loro prodotti, la COOP rispondeva che la risoluzione del problema è lunga e laboriosa, anche in considerazione del fatto che gli imballaggi rispecchiano la normativa in vigore per il confezionamento degli alimenti. Alla fine dava la colpa ai consumatori, che artefici della domanda sempre crescente di prodotti già pronti (tipo insalate tagliate e imbustate, o 4salti in padella) devono essere consapevoli che tali prodotti sono per forza confezionati per il processo industriale a cui sono sottoposti.

Bisogna che ci riabituiamo al consumo dei prodotti della nostra terra e di stagione, non subire passivamente le abitudini che le grandi catene di distribuzione vogliono farci assumere, leggere attentamente la provenienza dei prodotti, preferire quando è possibile la vendita diretta dal produttore.

COMPRIAMO I PRODOTTI A CHILOMETRI ZERO

COMPRIAMO I PRODOTTI DEL SUD

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo.
E' la stessa filosofia che adottiamo noi...


Azienda Agricola Ramassotto
www.ramassotto.it