Ricevo e pubblico da Mario Moccia
Per fare giustizia bisogna cominciare col fare verità
Corregionali, compatrioti,
Quello sopra è il "logo" che questa mattina ho pensato, e che è in attesa di essere reso definitivo da un grafico capace di riassumerlo in un'idea grafica di visibilità immediata ed accettabile. Esso costituirà il logo per la carta intestata di un'associazione per il ripristino della verità storica, con la quale ci rivolgeremo a chi di competenza per ottenere la realizzazione di tutte quelle azioni piccole o grandi, che ci permettano di fare i conti con il nostro passato e, insieme, porre le basi per il nostro riscatto! Come chiunque può evincere dalla presenza in rete di tanti appassionati di Storia Patria, sono molti coloro che vorrebbero vedere ripristinata la verità sulla nostra vicenda di Popolo aggredito, rapinato e trattato ancor oggi come colonia dall'invasore italiano. Ma se a muoversi, siamo sempre i soliti "noti"(neppure avessimo interessi personali), non credo potremo mai avere tutte le necessarie soddisfazioni. Ma per cominciare a dire la verità a cominciare da me medesimo, personalmente, non posso nascondervi che di là delle belle ed edulcorate parole che cerco di rivolgervi, dentro di me, ribolle un"ira fottuta" per quanti tra voi tacciono o nicchiano di fronte alle piccole iniziative che tento di portare avanti come l'ultima di scrivere al Presidente della Repubblica, con il fine di ottenere la realizzazione di un Sacrario-monumento-museale che ci consenta di onorare i caduti di quell'infausta aggressione. Con il cominciare con l'ufficializzare un "giorno della Memoria" almeno durante il quale rivolgere un mesto pensiero a quelle povere anime, e far salire al cielo una sommessa preghiera per ringraziarli del sacrificio a cui si sono sottoposti per amore o per forza, almeno 750.000 nostri compatrioti uccisi dalla mano amica che voleva venirci a "salvare", mentre invece, ci ha rapinati ed ucciso tutte quelle povere persone, e fatto uccidere almeno altrettanti ragazzi del Nord che erano venuti per ucciderci (salvandoci), e che noi vorremmo onorare con lo Stesso Sacrario e nella stessa Giornata, perchè almeno essi, imbrogliati come noi, avevano creduto che erano nostri fratelli, e per tale ragione hanno trovato la morte; per l'ingordigia di pochi. Gli eredi dei quali, continuano a farsi beffe di noi meridionali, turlupinandoci con leggi, leggine e lacciuoli che non ci permettono di progredire come potremmo e saremmo capaci di fare! Ma qui, a questo punto, mi viene il primo dubbio: "saremmo capaci di fare..." Ma fare cosa se non siamo neppure capaci di riscattarci inviando una semplice lettera! Come vi ho chiesto e vi chiederò nuovamente di fare nel prosieguo di questa reprimenda! Ma per caso vi devo inviare anche il francobollo e magari la lettera già pronta solo da firmare? Ebbene, cari compatrioti che tanto blaterate di stare male sotto quest'Italia e vi sentite trattati da cittadini di serie "B" , tanto da inondare la rete ed i tanti blog di vostre lamentele, sapete che cosa vi dico, io che sono una persona educata e adusa al ragionamento, nonostante un'emiplegia che non mi consente l'uso di un braccio, sarei pronto a sfidarvi a duello per farvi prendere atto della vostra inedia ed utilità per la società; quella italiana, stessa, e ancor meglio per quella nostra: "quella meridionale"! Ora le cose sono due. O vi ho ho scossi, ed in tal caso fate quello che vi indico di fare, o vi ho offeso, ed allora inviatemi i termini di una sfida così ci chiariamo da uomini, una volta per tutte! A me, quest'Italia di malfattori, mi ha stancato e mi voglio affrancare, possibilmente riprendendomi il mio Paese. Oppure dovrò emigrare; alla mia età, poi. Ma non sono certo io il tipo che si spaventa per un viaggetto! Però preferirei restare in Italia; possibilmente al Sud! In una Patria veramente mia! E voi?
Con simpatia per i vostri timori atavici attendo una vostra mossa.
Mario Moccia brigante normanno
P.S. Qui sotto c'è un testo che propongo a tutti di copiare (eventualmente modificare, integrare etc.) e sottoscrivere col proprio nome e cognome ed inviare al Presidente della Repubblica, attraverso l'indirizzo postale sottoindicato, al Presidente della Repubblica,
E' importante esercitare il massimo delle pressioni affinché questa nobile iniziativa si compia. Perchè anche con questa nuova, ulteriore azione, faremo i conti con il nostro passato e, insieme, porremo le basi per il nostro riscatto! Dobbiamo -dunque - inviare una lettera ( per posta tradizionale), debitamente firmata, al seguente indirizzo:
Al Presidente della Repubblica. On.le Dott. Giorgio Napolitano.
Palazzo del Quirinale. 00187 ROMA
Segue testo della lettera, al quale sostituirete il mio nome con il vostro. Grazie a tutti!
Signor Presidente,
mi chiamo Mario Moccia rappresentante-promotore del nascente Comitato Verità e Giustizia per il Sud e portavoce di milioni di cittadini meridionali (residenti nel Sud, in Italia e nel Mondo), che intendono sensibilizzarla su una questione ritenuta essere fonte di colpevole oblio e profonda ingiustizia. Non abbiamo atteso di avere al Quirinale un Presidente napoletano, giacché lei, come i suoi predecessori, è presidente di tutti gli italiani (espressione non coniata da noi); Sottolineiamo che soltanto oggi, sotto la spinta di molti di noi, siamo riusciti ad apporre una targa commemorativa per le vittime che videro una morte atroce nel "forte di Fenestrelle" in Piemonte. Perché grazie ad una corona allobrogica (donata dall'associazione culturale che gestisce oggi, il forte di Fenestrelle), la messa in latino, le preghiere e la targa stessa, le anime di quegli infelici venissero finalmente liberate per raggiungere la Grande Anima del nostro Creatore. A prescindere dal credo di ognuno di noi, non dobbiamo dimenticare che la gran parte di quegli infelici erano - come noi - Cristiani, e, almeno per il rispetto al loro credo religioso lasciando stare l'ateo, freddo pensiero politico, quel nostro gesto era loro dovuto. Superando il colpevole silenzio dei molti, per la prima volta, in quel luogo dov'erano convenuti i nostri corregionali da ogni parte del Sud, d'accordo, ma anche molti escursionisti del Nord e persone stanziali, per la prima volta, abbiamo avvertito tutti, quel grande sentimento di fratellanza che ci lega ai cosiddetti "fratelli d'Italia"! Insomma, in mezzo a quella gente, in quel forte, ci sentivamo a casa nostra. Ora un altro importante gesto ci preme realizzare, ma solo attraverso il Suo autorevole intervento. Questo sarà possibile, dacché nessuna divisione politica del Paese, può ignorare la figura istituzionale che ci unisce da quando si è voluta un'Italia unita, dalle Alpi a Pantelleria. Illustre signor presidente, la preghiamo di accettare il tedio di questa lunga lettera che non vuole essere un esercizio di scrittura, bensì la manifestazione-interpretazione dei sentimenti che permeano il nostro essere italiani di fronte a noi stessi, ma anche di fronte al mondo che crede nel nostro Paese. Perché neppure noi meridionali convinti di possedere il territorio più bello del mondo, possiamo esimerci dal pensare che non potremmo mai fare a meno di città che si chiamano Venezia, Firenze, Roma, e persino Milano, perché l'Italia sia! Dobbiamo rendere onore anche a tutte le vittime, aggrediti ed aggressori di quella tragica nostra storia, con un Sacrario a perenne ricordo e l'istituto di una giornata della memoria che significativamente, potrebbe essere il 17 agosto, dacché il 17agosto 1861, ( nel 2011saranno esattamente 150 anni), in quell'annus orribilis, a Pontelandolfo
(BN), si consumava una tremenda tragedia concretatosi nell'uccisione di 17 innocenti e nella distruzione dell'intero centro urbano, le cui case, dopo essere state saccheggiate e fatte segno ad ogni sorta di violenza nelle cose e nelle persone, furono date alle fiamme e rase al suolo.
I fatti si collocano nel clima arroventato dei rivolgimenti politici connessi alle imprese risorgimentali che si erano concluse nel Sud con la spedizione garibaldina. Tutte le rievocazioni di questi fatti sono concordi nel ritenerlo; era Pontelandolfo, come tanti altri paesi rasi al suolo, un paese di gente onesta e pacifica: contadini la maggior parte, incolti e ignari di ogni problema che fosse estraneo al lavoro; e artigiani, commercianti, intellettuali, la parte 'più esigua che abitava il centro urbano... Ma in tutta quella vicenda, non morirono soltanto le nostre Genti, bensì anche molti giovani imberbi che a quell'aggressione furono chiamati convincendoli ad andare a "salvare" i propri "fratelli". Sono tutti questi i morti che vogliamo onorare con il Sacrario che cortesemente, ma fermamente, suggeriamo di realizzare, per dare una mano agli italiani, a sentirsi veramente fratelli!
E dipende da lei solo, signor Presidente! Nostro Signore Dio, quando ha voluto che lei fosse nominato presidente della repubblica italiana, non lo aveva voluto per un caso. Perché Signore, nei disegni divini, nulla avviene per caso.
La ringrazio per la cortese attenzione
Mario Moccia
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